La Primavera degli studenti è iniziata ieri. Epicentro: Torino. La manifestazione contro il numero chiuso, dal nome ispirato alla Primavera di Praga, si è svolta in nove città. Ma solo nel capoluogo piemontese ha avuto un’eco davvero profonda. L’organizzatore è il medico specializzato in psichiatria Massimo Citro, due lauree da 110 e lode e una ragione di vita: abolire in tutta Italia il numero chiuso nelle università. L’abbiamo sentito ieri mentre la manifestazione/kermesse durata fino a sera era nel pieno dello svolgimento.
Dottor Citro, com’è nato il suo interessamento per il numero chiuso?
Mi preoccupavo per i tanti ragazzi che avevo in cura, tutti demotivati, soggetti alla frustrazione per una prova che di anno in anno li buttava sempre più giù. Ognuno di noi ha una chiamata e vivere in democrazia significa avere diritto alla felicità. È scritto nella nostra Costituzione e anche nella Carta europea dei diritti. Questa storia del numero chiuso è solo un modo per far arricchire atenei e istituti privati.
In che modo si arricchiscono gli atenei?
Da quando sono diminuiti i finanziamenti statali, le università devono rispettare dei criteri di qualità per ottenere maggiori fondi. Uno di questi è il rapporto tra docenti e studenti: meno sono gli studenti e più riescono a mettere soldi in cassa. E poi con l’organizzazione dei test d’ingresso fanno milioni. Solo lo scorso anno sono stati 71mila i ragazzi che hanno provato ad entrare in corsi a numero chiuso. Hanno speso fior di quattrini per i test e poi sono stati decimati: ne sono entrati solo 7mila.
Crede davvero che tutti i corsi possano essere a numero aperto?
Certo, anche perché la storia dei laboratori e delle strutture che non ce la farebbero ad accogliere tutti è una falsità. Sappiamo che i laboratori si frequentano solo sporadicamente, basterebbe fare dei turni. E poi la scrematura sarebbe naturale già dal secondo anno. Il vero problema è nel disegno che certe caste realizzano con il numero chiuso.
Con il nuovo governo la situazione potrebbe migliorare o peggiorare?
Spero che ci diano più ascolto. Noi porteremo le nostre ragioni sia a Roma, sia a Bruxelles. Dal Pdl abbiamo percepito una grandissima apertura nei nostri confronti. Alla manifestazione del 21 ha partecipato anche Borghezio della Lega Nord, ma allo stesso tempo siamo in contatto con esponenti di Rifondazione Comunista. Politicamente siamo assolutamente trasversali, dialoghiamo con tutti.
E con l’Unione degli Universitari che sostengono le vostre stesse cause in che rapporti siete?
Più volte abbiamo chiesto loro di allearci, una speranza che l’Udu ha sempre disatteso. Credo che non sopportino la nostra autonomia, che ci permette di interagire indistintamente con tutte le forze politiche.
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