Federico Di Tirro ha 19 anni, è di Genova, studia Economia all’Università Bocconi di Milano, e da inizio giugno ha iniziato uno stage in Banca Mondiale a Washington. “Qui è molto bello. Un ambiente di lavoro di respiro internazionale, con molta flessibilità a livello di orari e non si sente la pressione gerarchica ma c’è molto scambio con i superiori”, racconta lo studente che si è trasferito lo scorso mese negli USA.
“Sono al secondo anno di Economia e Finanza internazionale e per chi segue un indirizzo di questo tipo è abbastanza normale fare stage in banche, assicurazioni o società di consulenza – spiega lo studente -. Ho deciso di provare a fare un’applicazione in Banca Mondiale innanzitutto per il prestigio di questa istituzione, poi per scelte personali di carriera perché a me piacerebbe in futuro poter lavorare per banche multilaterali di sviluppo. Senza contare l’opportunità di fare un’esperienza negli Stati Uniti in una città come Washington”. Lo stage durerà tre mesi e terminerà dopo ferragosto. “Ogni anno vengono selezionati una decina di studenti, a volte più, a volte meno, e il nostro compito è quello di seguire e aiutare i dipendenti nei vari compiti. Io sono nel Dipartimento dei prodotti finanziari dove offriamo la possibilità agli Stati di usare strumenti finanziari sponsorizzati dalla World Bank. Solitamente sono i ministri dell’Economia degli Stati che fanno richiesta per chiedere ad esempio i tassi sui prestiti per finanziare dei progetti sostenibili o a sfondo sociale”.
Come fare la domanda
“Benchè l’università fornisca sostegno per le domande di applicazione mi sono mosso in modo autonomo – afferma Federico -. Quello che chiedono qui principalmente sono buoni voti, non c’è una media richiesta, non serve il 29.9 ma deve essere alta. Richiedono, poi, almeno la conoscenza di due lingue (madrelingua compresa), ma più ne conosci meglio è: tanti miei colleghi parlano anche 4 o 5 lingue. Inoltre deve essere inviata una cover letter, una lettera dove si spiega perché si voglia venire a lavorare qui. Consiglierei di farla molto personalizzata, benché so che sia alta la tentazione di riciclare quella mandata ad altri bisogna comprendere che questi enti internazionali tengono molto a questo tipo di informazioni per conoscere un candidato. Poi, se si viene selezionati, si dovrà fare un colloquio video online”.
Lavorare all’estero o puntare sull’Italia?
Al termine dello stage la World Bank offrirà a parte degli studenti la possibilità di lavorare come analisti nel 2023. “Una volta terminato il mio percorso di studi se mi venisse fatta un’offerta simile accetterei. Tendenzialmente vorrei lavorare in questo tipo di enti per il finanziamento di progetti di sviluppo”, confidaFederico. Però lo studente genovese pensa anche ad un secondo livello di studio e forse ad un dottorato. “Sicuramente mi iscriverò ad un master dopo la triennale. Preferirei farlo all’estero, magari in un’università americana, ma i costi sono molto elevati quindi accetterei solo se riuscissi a prendere una borsa di studio, altrimenti lo farei in Italia”. Lo studente ci racconta come un master alla Columbia si aggira intorno ai 70mila dollari, spese per il costo della vita escluse. “Vivere in una città come ad esempio New York ha dei costi enormi. Un anno costerebbe 100mila dollari”. E non tutte le borse di studio coprono queste spese: “Dipende dalla tipologia e dall’università. Per le borse di dottorato invece c’è qualcosa in più, come uno stipendio legato al costo della vita”.
Un dottorato apre le porte per enti importanti come Banca Mondiale, ma non è necessario farlo negli Stati Uniti. “Non è richiesto ufficialmente ma è preferibile averlo. Secondo l’impressione che sto avendo, però, queste estituzioni sono open mind quindi forse potrebbe essere quasi un vantaggio non essere americani o avere un phd di un’università che non sia statunitense perchè se io devo mandare qualcuno ad interagire con dei funzionari, ad esempio del Ghana, è preferibile avere qualcuno che culturalmente sia di quei luoghi. Per il settore privato quello che mi è stato detto è invece che c’è la tedenza a guardare sopratutto la provenienza da università americane”.
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