Unanime, tra i rettori l’esigenza di menzionare nella riforma universitaria il vero soggetto del percorso di formazione: lo studente. “Il disegno di legge – hanno affermato i rettori degli atenei romani – per la riforma dell’università «in sostanza va bene», anche se alcune modifiche potrebbero essere apportate”. riuniti per discutere sul ddl e sul futuro dell’Università italiana”.
Per migliorare il sistema accademico servono quindi «un investimento che sostenga la riforma, una maggior integrazione tra università statali e non, principi più dettagliati che definiscano la valutazione degli atenei e un rafforzamento della certificazione per l’abilitazione all’insegnamento».
«La vera rivoluzione fatta dal ministro Gelmini – ha affermato Luigi Frati, rettore de La Sapienza – è stata l’introduzione dei principi della valutazione degli atenei, su cui oggi bisogna porre un maggior accento». Il rettore del Campus Biomedico, Vincenzo Lorenzelli, e il rettore della Lumsa, Giuseppe Della Torre, hanno chiesto che parlamento e governo equiparino, nel dibattito, le università non statali a quelle statali.
La politica, inoltre, ha aggiunto Dalla Torre, «dovrebbe incentivare la società civile a investire sull’università, dal momento che mancano fondi pubblici». Per il rettore di Roma Tre, Guido Fabiani, occorre che «al progetto di riforma venga corrisposto un progetto di investimento che lo sostenga: non basta, infatti, normare». «La riforma – ha detto infine il rettore di Tor Vergata, Renato Lauro – è una sperimentazione, ma ha ancora dei buchi neri: con un meccanismo punitivo, non si renderà più virtuosa l’università».
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