Intervista al Premio Nobel
Della maturità ha un bel ricordo Dario Fo, che torna con piacere agli anni del suo esame all’Accademia di Belle Arti di Brera: “C’era un coinvolgimento così stretto fra allievi e professori e un’atmosfera che faceva di quell’evento il coronamento di un percorso di studi”.
E degli esami di oggi invece cosa non le piace?
“C’e’ un senso di esame finale da ‘prendere o lasciare’, un’angoscia da fine del mondo. Sembra piuttosto che i ragazzi partecipino a un quiz televisivo dove giocarsi il tutto per tutto”.
Cosa servirebbe alla scuola e all’università italiane?
“Il problema non è tanto quello di dare la possibilità agli studenti di entrare in aula o sentire una lezione, ma di poter partecipare a lezioni intelligenti, fatte bene e specialmente in maniera onesta. Oggi anche nel mondo dell’università c’è tanto di truccato e travestito”
Che consiglio si sente di dare ai ragazzi?
“La cosa più difficile che esista è dare dei consigli. A chi per esempio fa l’arte, e a chi ha deciso di puntare sul canto, la scultura, l’opera e le altri arti, io dico che bisogna avere una passione incalcolabile. La forza di insistere, di non scoraggiarsi alla prima débacle, che poi è quasi normale. Cercare di non andare isolati, ma mettersi in gruppo, formare dei movimenti quando si realizzano delle cose insieme, soprattutto nella gioventù all’inizio della carriera”.