Chi è Gaetano Manfredi, nuovo ministro di Università e Ricerca

Gaetano Manfredi è il nuovo ministro di Università e Ricerca. Tra le sue prime parole, un monito sul bisogno di un «grande investimento sui giovani», affinché «le migliori energie italiane e anche estere trovino casa nei nostri atenei e nei nostri enti di ricerca. Servono più fondi, conosciamo bene la situazione difficile della finanza pubblica ma università e ricerca non possono essere la Cenerentola del Paese», così ai microfoni della Tgr Campania.
Gaetano Manfredi, nato il 4 gennaio 1964 a Ottaviano (Napoli), è il rettore della Federico II di Napoli e attuale presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui), un incarico che ricopre dal 2015, dopo la riconferma dello scorso anno.
Già tra gli esperti del Ministero dell’Università e della Ricerca per il sostegno alla ricerca scientifica, il rettore del più grande ateneo del Sud è un ingegnere con dna umanista. Da giovane ha fatto studi classici (sognava di fare il giornalista) prima di iscriversi e laurearsi in Ingegneria nel 1988 proprio alla Federico II con la votazione di 110/110 e lode.
Nel suo curriculum è stato anche dottore di ricerca in Ingegneria delle strutture e ha ottenuto una borsa di studio post-dottorato nel 1994. È stato ricercatore e poi professore in Tecnica delle costruzioni e nel 2000 è diventato professore ordinario sempre alla Facoltà di Ingegneria della Federico II. Il suo mandato da rettore a Napoli scadrebbe l’anno prossimo, il 31 ottobre 2020.
Nella sua attività accademica ha svolto attività di ricerca di tipo teorico e sperimentale sul comportamento non lineare di strutture composte in acciaio-calcestruzzo, sul comportamento sismico di strutture murarie, sulle strutture in materiale polimerico e composito, sul rischio sismico di impianti industriali, sui sistemi di monitoraggio avanzati, sulla vulnerabilità e la riabilitazione dei beni culturali, sull’innovazione tecnologica nell’ingegneria strutturale.
Gaetano Manfredi ha guidato la Crui negli anni del Governo targato Pd con il Fondo di finanziamento ordinario delle università che dopo una stagione di forti tagli è tornato a salire passando da 6,923 miliardi del 2015 a 7,350 del 2018. E ha dimostrato sintonia lo scorso anno con l’allora ministro leghista Marco Bussetti sul caso del numero chiuso a Medicina: per entrambi non andava tolto, ma aggirato aumentando i posti disponibili.
Critico con la legge di Bilancio
Solitamente silenzioso e riservato, da presidente della Crui Gaetano Manfredi ha affidato parole di fuoco lo scorso 19 dicembre all’indirizzo del governo. Il motivo? La legge di bilancio che ha dimenticato l’università, non prevedendo nessun investimento, nessun segnale di attenzione al mondo accademico.
«Siamo molto delusi – dichiarò Manfredi in quell’occasione –: i finanziamenti che aspettavamo servivano in primis per i giovani. Un piano straordinario per i ricercatori e risorse a copertura delle esenzioni delle tasse universitarie (per la cosiddetta no-tax area). Tenendo conto che siamo già il Paese europeo con il minor numero di laureati, e che notoriamente la crescita economica nella società della conoscenza non può che basarsi sulla conoscenza, non credo che questa legge renda un servizio al futuro prossimo dei nostri cittadini».
Sole 24 ore

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