Casinò Catalogna

Ebbene sì, siamo tutti un po’ più buoni! Il Natale si avvicina e anche gli spagnoli sono alla ricerca del regalo perfetto: rapido, economico e apprezzato.

Non è facile sintetizzare le tre cose in un unico oggetto, ma molto meno semplice sembra essere la strada verso il rilancio del Paese; Rajoy è un premier nel tunnel, il primo anno del suo governo lascia un paese impoverito, con più disoccupazione e più tensione sociale. Il cammino che ha intrapreso, quello dei tagli orizzontali e delle privatizzazioni, non è facilmente digeribile dai cittadini.

Lo spagnolo medio vorrebbe che, con una bacchetta magica, si tornasse di colpo al 2000, con il suo paese in crescita esponenziale e modello di sviluppo per l’Europa tutta. Non funziona così, probabilmente quel boom che ha portato infrastrutture, progresso ed immigrazione doveva essere gestito meglio; ma questa è storia, ormai. Il presente parla di emigrazione, povertà diffusa e disoccupazione, aspetti che preoccupano seriamente in prospettiva 2013.

Ma il fronte più caldo di questi ultimi giorni rimane sempre quello catalano. Anche al casa labra si parla solo dei sinverguenza che hanno anteposto le loro ambizioni personali al bene del paese. Gli svergognati di cui sopra hanno un nome e un cognome e più che mai godono di scarsa stima da parte dei cittadini. “Non mi spiego perchè, in un momento come questo, Arthur Mas abbia deciso di indire un’elezione regionale, con tutti i costi che comporta, è un egoista”.

Josè mi parla mentre tira una caña, ormai siamo in confidenza, sa che scrivo per corriereuniv e mi interesso di come si evolvono le sorti del paese. Si riferisce alla tornata elettorale del 25 novembre scorso, Mas aveva una maggioranza importante ma voleva l’assoluta. Il risultato è stato perdere 12 deputati, rinforzare la sinistra radicale, ma anche un partito come Ciudadans, europeista e con un pronunciato senso di ispanità.

Albert Rivera, il leader di questi ultimi, ha triplicato i suoi deputati da 3 a 9 e non lascerà che Mas e Oriol Junqueras, leader della sinistra repubblicana catalana, si accordino per un referendum sull’indipendenza della regione; il suo compito è agevolato dal fatto che neanche i due autonomisti concordano sul come, quando e in che misura chiedere ai catalani se vogliono l’indipendenza. Inoltre, in parlamento ci sono rappresentanti di altri quattro partiti che vorranno avere voce in capitolo.

Insomma, casinò cataluña, fate il vostro gioco!

Per fortuna c’è chi ha a cuore il futuro del Paese e l’unità nazionale. Il quotidiano elpais e l’emittente radiofonica cadena ser, hanno organizzato un incontro Cataluña-España per riunire politici, intellettuali, imprenditori e altri attori sociali con l’obiettivo di dialogare intorno al futuro di entrambe le realtà. L’iniziativa è stata accolta con grande entusiasmo e partecipazione, anche se non sono mancati scontri, anche duri, all’interno del museo di arte contemporanea di Barcellona, cornice dell’evento. Alla fine dei conti non si è arrivati ad un accordo concreto, ma tutte le parti in causa convergono sul fatto che l’unico modo per uscire da questa impasse sia il dialogo.

Siamo tutti più buoni, dunque, e ci aspettiamo un dialogo costruttivo e proficuo che porti ad un patto di stabilità, che renda possibile un miglioramento delle condizioni economiche, politiche e sociali.

 

Nicola Bisceglia

@ilConteNik

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