Buon compleanno Giancarlo Siani, giornalista simbolo del riscatto

Giancarlo Saini

“Puoi cadere migliaia di volte nella vita, ma se sei realmente libero nei pensieri, nel cuore e se possiedi l’animo del saggio potrai cadere anche infinite volte nel percorso della tua vita, ma non lo farai mai in ginocchio, sempre in piedi”.

 

Il 19 settembre del 1959 nasceva a Napoli Giancarlo Siani, giornalista e scrittore partenopeo, simbolo dell’impegno contro la lotta alla criminalità organizzata. Grazie al suo lavoro di ricerca e denuncia, Siani è diventato nel tempo un punto di riferimento per la società civile e – soprattutto – per le giovani generazioni.

Diplomato alla maturità classica con il massimo dei voti, cominciò a lavorare con diverse testate locali già nel periodo universitario. A 22 anni collaborava col Mattino, per la sezione di Torre Annunziata: qui si occupò di cronaca nera e cominciò ad analizzare eventi legati alla camorra. Pur lavorando come corrispondente, Giancarlo frequentava stabilmente il palazzo del comune: il suo sogno, infatti, era riuscire a strappare un contratto da praticante, per poter sostenere l’esame da giornalista professionista.

Grazie al suo lavoro di ricerca e di approfondimento Giancarlo fu stabilizzato dal quotidiano nel giro di un anno. Le sue inchieste, le sue analisi approfondite e avvincenti, portarono alla luce numerosi casi. In un oramai celebre articolo pubblicato il 10 giugno 1985, Siani accusò il clan Nuvoletta e Bardellino di voler spodestare e vendere alla polizia il boss Valentino Gionta, oramai pericoloso, scomodo e prepotente, per porre fine all’annosa guerra tra famiglie rivali. Siani scriveva chiaramente che l’arresto di Gionta era stato possibile proprio grazie a una “soffiata” dei Nuvoletta. Con quell’articolo, Giancarlo scrisse la sua sentenza di morte. Diversi pentiti confermano che, proprio nei giorni successivi (il 15 agosto dell’85)  gli esponenti dei clan si riunirono per decidere di fare fuori una figura così scomoda.

Il giorno della sua morte, il 23 settembre 1985, Giancarlo telefonò al suo ex-direttore dell’Osservatorio sulla Camorra, Amato Lamberti, con cui collaborava da anni, dicendosi preoccupato. Giunto quasi sotto casa, a bordo della sua Citroen Mehari, Giancarlo fu raggiunto e ucciso da parecchi colpi di pistola. Erano le 20.50, nel quartiere del Vomero. Si era trasferito da poco in città, dopo essere stato confermato nella sede centrale del Mattino, a via Chiatamone.

Il suo compleanno compiuto da 4 giorni lo regalò alla sua terra, alla voglia di lavorare e a quella di cambiare, alla capacità di non restare in silenzio davanti all’ingiustizia. I suoi articoli, le sue inchieste risvegliarono il sentimento di un intero popolo nei confronti del proprio territorio.

“Di noi due, insieme, conservo l’immagine di una giornata a Roma, a una marcia per la pace – ricorda il fratello. Io col gesso che gli dipingo in faccia il simbolo anarchico della libertà. E lui che mi sorride”. 

Buon compleanno Giancarlo.

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R.N.

 

 

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