Bufera sul Corriere della Sera, ecco la risposta di Link: “Intervenga subito il Ministro Carrozza”

Giavazzi

Non si è fatta attendere la risposta dei ragazzi di Link-Coordinamento universitario, dopo le polemiche scatenate dall’editoriale di Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera e dalle dichiarazioni di Gianni Chiodi, governatore della Regione Abruzzo, che proponeva la chiusura degli Atenei meno virtuosi, quelli in fono alla classifica dell’Anvur. Ecco la nota di Link.

“Le proposte di Chiodi si inseriscono all’interno di un solco già tracciato da alcuni economisti negli ultimi anni. Tra tutti Francesco Giavazzi che nell’ultima settimana con un editoriale apparso in prima pagina sul “Corriere della Sera” e intitolato “La ragnatela corporativa: i tagli alla spesa possibili” ha lanciato alcune proposte ‘provocatorie’ sulla gestione dei servizi pubblici, trattando anche di università e proponendone un modello simile a quello anglosassone.

Noi crediamo che prima di fare uscite del genere e avallare una visione di valutazione come strumento punitivo, bisognerebbe avere ben chiaro quale sia il modello di valutazione che viene utilizzato in concreto, a cosa dovrebbe servire una valutazione di un servizio pubblico importante come l’Università, quale sia lo stato delle Università che vengono valutate e quale si pensa debba essere il ruolo dell’Università all’interno di un Paese.

Bene, cominciamo col dire che gli atenei in questo Paese arrancano perché producono poca ricerca e hanno difficoltà a produrre una didattica realmente qualitativa. Questo per due ragioni di fondo. Da un lato perché i tagli che ci sono stati negli ultimi anni le hanno messe in ginocchio, sia per quanto riguarda l’accesso degli studenti (fondo integrativo per il diritto allo studio), sia per quanto riguarda il finanziamento dei servizi (fondo di funzionamento ordinario), dall’altro perché esiste un sistema di clientele e baronie negli atenei che ne mortificano quotidianamente lo sviluppo in senso positivo. Il vecchio ministro, Maria Stella Gelmini, oltre a rendersi, insieme al suo governo, fautrice dei tagli di cui sopra, a proposto come soluzione a questa situazione desolante, la creazione di un organismo centrale che valuta con parametri oggettivi le università, la ricerca e la didattica. Qui però possono essere evidenziate tutte le carenze del nostro sistema di valutazione. Esso non possiede un sistema di contrappesi che dovrebbero servire a istituire un controllo reciproco tra gli organi attori nel sistema di valutazione, finanziamento, funzionamento e coordinamento per il sistema formativo universitario, determinando un sistema che attribuisce alla politica e ai consulenti scelti dalla politica tutto il potere. In più i criteri adottati dall’ANVUR, tutti incentrati su efficienza e produttività non hanno alcun parametro per analizzare i contesti ambientali/sociali in cui gli atenei sono inseriti.

In Europa esistono strumenti di valutazione sicuramente più efficaci di quello italiano, ma l’ansia di rincorrere modelli che per di più hanno già prodotto disastri in altri paesi, soprattutto in termini di emancipazione sociale degli individui completamente dimenticata, ha spinto gli ultimi governi a non tenerli in considerazione e produrre interventi legislativi che vanno verso l’aziendalizzazione dell’Università, la sua sottomissione al mercato, comportando effetti che sono di carattere punitivo verso gli atenei che non riescono a raggiungere i parametri di produttività ed efficienza richiesti, anziché andare incontro a questi atenei per capire come risollevare la loro situazione in un’ottica solidaristica e di sviluppo armonico di tutto il Paese.

Accogliamo con soddisfazione la presa di posizione dell’attuale Ministro Carrozza, che ritiene sbagliati e privi di interesse per lo sviluppo della didattica e della ricerca nel nostro Paese i ragionamenti di Giavazzi e Chiodi. Chiediamo al Ministro però che le sue non rimangano parole e che si impegni per ripristinare il sistema universitario italiano partendo dal suo rifinanziamento e dalla possibilità di rivedere il sistema di valutazione nel suo complesso.

Parcellizzazione dei saperi, numeri chiusi negli atenei, costi sempre più elevati di accesso ai consumi culturali, abbassamento verticale del livello dei nostri luoghi formazione, privatizzazione delle scuole e delle università, sono tutte conseguenze del tentativo di trasformare la conoscenza in uno strumento in mano a pochi e al servizio degli interessi di qualcuno. Noi a questo sistema ci opponiamo e pretendiamo che si cominci a parlare di ripubblicizzazione dei saperi”.

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