Il Times boccia le università italiane

school_university.gifArrivano puntuali ogni anno. Parlano di meritocrazia e valore delle università. Assegnano voti e rimandano o escludono i meno bravi. Che provengano da quotidiani stranieri o dal Miur non ha importanza: per gli atenei di tutto il mondo comparire nelle loro prime posizioni è un ottimo biglietto di presentazione. Ma il metro di misura non sempre è uguale per tutti, così le classifiche della discordia rischiano di rivelarsi veri e propri bluff.

La nuova classifica del Times sulle migliori 100 università del mondo detta legge in termini di meritocrazia e ogni anno a tremare sono sempre gli atenei nostrani, quest’anno relegati a posizioni discutibili. Il guru delle classifiche, consegnando alle università statunitensi la “medaglia al valore”, rivela che quest’ultime potrebbero essere presto sorpassate dagli atenei asiatici. L’America del Nord sta perdendo colpi, incalzata dall’avanzata delle università asiatiche ed europee che stanno mettendo in atto una vera e propria delocalizzazione della formazione culturale e professionale, dando vita a nuovi epicentri della ricerca e dell’apprendimento.

Qualità ed alta formazione continuano ad essere racchiuse nell’università di Harvard, al primo posto della classifica annuale del Times Higher Education. Segue al secondo posto l’università di Cambridge, che ha relegato questa volta l’università di Yale al terzo posto. L’erosione degli atenei statunitensi in favore di quelli britannici continua con l’ascesa dell’University College London dal settimo al quarto posto e dell’Imperial College di Londra dal sesto al quinto.

Cala invece di una postazione l’università di Oxford, che lo scorso anno era quarta in classifica e si trova ora al quinto posto a pari merito con l’Imperial College. Un’occhiata alla classifica delle prime 100 rivela inoltre che il numero di atenei nordamericani è sceso da 42 a 39, mentre le università europee sono salite da 36 e 39 e le asiatiche da 14 a 16.

Delle 200 università classificate come prime nel mondo, quelle dei paesi europei non di lingua inglese sono però meno di 40, e una sola è italiana. L’Italia infatti continua a restare ai margini. Ai suoi atenei sono riservati gli ultimi posti nelle classifiche mondiali e a salvarsi è solo l’Alma Mater di Bologna, tra le prime 200 in classifica, al 174esimo posto.

Una classifica che secondo alcuni docenti universitari italiani andrebbe a penalizzare particolarmente i nostri atenei perché tra gli indicatori utilizzati non prevalgono quelli riferiti alla produzione scientifica. E uno sguardo attento a questa istantanea del Times potrebbe portare a interrogarsi sugli indicatori che producono quella particolare classifica: fatti apposta per valorizzare una particolare tipologia di università.

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