“È una tragedia nazionale, direi imbarazzante, che non ci sia una sola università italiana nei primi posti delle classifiche internazionali”. Nel suo incontro di saluto con i giornalisti a Villa Taverna, l’ambasciatore americano in Italia Ronald Spogli non ha usato mezzi termini. Perché tra le maggiori deficienze del sistema Italia c’è senza dubbio l’istruzione.
Ormai con le valige pronte, l’italo-americano Ronald Spogli, scelto tre anni fa da Bush sarà presto sostituito da un nuovo ambasciatore scelto dal nuovo presidente Barack Obama. Ma prima di lasciare gli uffici di via Veneto ha voluto darci qualche consiglio. Anche in tema di istruzione superiore.
“Se c’è un settore in Italia in cui la relazione tra l’impegno e il suo riconoscimento è più debole – ha detto l’ambasciatore – a me sembra che questo settore sia proprio l’istruzione superiore. Nei miei incontri con gli studenti ho percepito un profondo pessimismo sul futuro. Non sono sicuri che la laurea li aiuterà a trovare un buon lavoro e spesso ho avuto la sensazione che vedano il loro futuro non in Italia, ma altrove. Il vostro Paese può contare su giovani di grande talento. Perderli sarebbe un vero peccato”.
“Un fattore che limita l’occupazione in Italia – ha continuato Spogli – è la mancanza di forti legami tra il mondo accademico e quello dell’impresa. Ci sono ovviamente delle pregevoli eccezioni: durante la mia visita a Torino, per esempio, sono rimasto favorevolmente colpito dal successo della partnership tra il Politecnico e il centro di ricerca della General Motors. Dovrebbero esserci più esperienze di questo tipo”.
Gli Stati Uniti hanno tentato di incentivare questo meccanismo. “Durante il mio mandato ho concentrato il mio impegno su un nuovo programma di scambio che permettesse ai giovani italiani di vivere una vera immersione nella cultura d’impresa americana – ha spiegato l’ambasciatore -. Il programma lo abbiamo chiamato Fulbright-BEST (Business Education and Student Training) e sono felice di aver riscontrato un grande sostegno da parte di importanti imprenditori italiani e di numerose regioni, come ad esempio la Toscana. Abbiamo lanciato il bando per la terza fase del programma, in cui manderemo oltre venti giovani nella Silicon Valley per tre mesi di studio sull’imprenditorialità e poi tre mesi di lavoro in un’azienda start-up”.
Ma oltre alle critiche l’ambasciatore propone anche una soluzione: “Perché non si scelgono tre università – una del Sud, una del Nord e una del Centro – e gli si concedono uno status speciale e incentivi mirati? Si tratterebbe di sviluppare un programma per portare in dieci anni queste università ai primi posti delle graduatorie mondiali. Non sarebbe questo un obiettivo sul quale gli italiani possano convergere? Non potrebbe essere sostenuto da tutti i partiti, in un vero esempio di consenso nazionale?”.
Gli altri temi che l’ambasciatore ritiene debbano essere curati dall’Italia per mantenere lo status di potenza economica (che rischia di perdere se i “suoi risultati rimangono così bassi”) sono l’economia e l’enegia.
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