Si sono prosciugati la lingua a parlare di merito. Senza differenze, da sinistra a destra, passando per il centro e le ali estreme, tutti gli esponenti politici hanno, con qualche sfumatura l’uno dall’altro, posto il merito al centro del proprio programma in materia di università, le capacità del singolo, la bravura reale propria di ogni studente.
E sul chiodo del merito da anni batte anche il ministero dell’Università e della Ricerca. Perché anche gli atenei devono essere valutati. Il discorso di fondo è: basta con i finanziamenti a pioggia, chi fa di più deve avere di più. E proprio per avviare questa nuovo modo di pensare, il ministro Mussi ha avviato, subito dopo il suo insediamento, l’istituzione di un’Agenzia nazionale di valutazione per l’università e la ricerca (Anvur).
Annunciata più volte come imminente, la nascita del nuovo ente è stata posticipata per anni. Ed ha avuto un percorso davvero accidentato: nello scorso settembre era stato bocciato dal Consigli di Stato per eccesso di dirigenti. Ma finalmente qualche giorno fa il Miur ha dato la notizia: la Corte dei Conti ha registrato il regolamento, quindi l’Anvur è ufficialmente istituita.
In questa fase di start up, però, ci sono ancora alcune questioni da chiarire. I professori che ne faranno parte sono chiamati all’esclusiva assoluta, quindi dovranno essere messi fuori ruolo. Ma c’è il particolare che la docenza di ruolo è regolata da una legge, che non può essere modifica da un regolamento. Nel periodo transitorio, poi, resterà in vita il Comitato di valutazione, almeno fino alla “piena operatività” dell’Agenzia. E ci sarà bisogno di fondi per la sua attività, che al momento non ci sono, ma che il ministro assicura di mettere a disposizione.
Ma per il passaggio di consegne dal vecchio al nuovo organismo si prevedono ancora tempi lunghi. Uno dei primi passi da fare, ad esempio, sarà la nomina del search committee, ovvero i saggi che dovranno raccogliere informazione su 15 candidati e di questi il ministro dell’Università sarà chiamato a sceglierne 5. Insomma la gestazione travagliata fa immaginare un parto ancora lontano. Ma almeno ora l’Anvur è salva, appena in tempo prima della fine della legislatura.
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