“Non cadremo nella trappola che il Governo con i Ministri Maroni e La Russa vogliono tenderci. Riteniamo inaccettabili le dichiarazioni fatte dal Governo nelle quali si affrontano le richieste e le istanze del movimento studentesco come mero problema di ordine pubblico. Ipotizzare l’utilizzo del sistema DASPO per la gestione dei cortei significa solo gettare benzina sul fuoco: è irresponsabile. Come sono irresponsabili le dichiarazione del Sen. Gasparri che auspica un nuovo “7 aprile del ‘78”. Forse a Gasparri mancano quegli anni, noi non li abbiamo vissuti e non vogliamo riviverli. Abbiamo più volte detto che quello che è accaduto il 14 dicembre non sono pratiche che in questi mesi centinaia di migliaia di studenti hanno portato in piazza. Non ci appartengono, le rifiutiamo.
In un paese dove la disoccupazione giovanile è tra le più alte in Europa, dove non si investe in cultura e formazione, dove la risposta alla crisi economica è la riduzione dei diritti, dove la prospettiva di lavoro per la nostra generazione nella migliore delle ipotesi è precaria, dove il Governo fa approvare una finanziaria di lacrime e sangue che colpisce le fasce più deboli della società, dove un Ministro come la Gelmini vuole far approvare una riforma dell’università che segnerebbe la sua chiusura, è normale che il malessere e il disagio sociale sia altissimo.
Davanti ad uno scenario del genere la nostra risposta non può che essere ferma, radicale e pacifica. In questi mesi abbiamo parlato al paese e al mondo scendendo in piazza, occupando le nostre facoltà, le principali stazioni, i monumenti (simboli del nostro paese in tutto il mondo), siamo saliti sui tetti con i ricercatori. I cittadini che incontravamo ci hanno portato la loro solidarietà, comprensione, vicinanza. Ci hanno fatto detto “bravi, andate avanti, avete ragione”. Hanno capito che le motivazioni per le quali noi manifestiamo non riguardano solo gli studenti ma i problemi del presente e del futuro dell’intero paese.
Noi a questa radicalità non rinunceremo, non permetteremo ai vari Maroni, La Russa o Gasparri, di far diventare le nostre istanze un problema di ordine pubblico sviando così facilmente alle questioni che poniamo. Sarebbe per loro fin troppo facile. Non permetteremo di distrarre quelle persone che ci applaudivano quando bloccavamo le strade spostando l’attenzione sulla sicurezza. Noi non siamo il problema, siamo l’anticorpo dei problemi del paese.
Invece di auspicare retate, le istituzioni pubbliche dovrebbero aprire spazi e luoghi di confronto per affrontare i problemi e capire come gestirli. Continueremo a manifestare nei prossimi giorni ancora una volta per chiedere fino alla fine che il Parlamento non approvi la legge Gelmini”.
Udu, Unione degli Universitari
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