In una nota stampa Rete Scuola di Cittadinanza attiva dopo la scossa di terremoto registrata a Capitignano (L’Aquila) e avvertita distintamente anche a Teramo scrive: “I terremoti non sono finiti e non finiranno mai, il piano di protezione civile comunale non è aggiornato così come il piano di emergenza. Il piano di evacuazione e di gestione delle emergenze appare carente”.
Prendendo spunto da questa nota evidenziamo che la classificazione sismica dell’Italia è stata affidata dal Governo Italiano all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). INGV ha creato una mappa (in continuo aggiornamento) per la suddivisione in aree che sono accomunate dallo stesso rischio sismico.
Con un provvedimento legislativo del 2003 tutti i comuni italiani sono stati raggruppati in 4 categorie di rischio sismico (zone). Oltre alla frequenza e alla violenza degli eventi sismici, si è tenuto conto anche di un altro parametro, il PGA, ovvero il picco di accelerazione al suolo [g], utile per valutare l’ampiezza del moto sismico.
E’ utile evidenziare che sul piano della sicurezza sismica delle scuole italiane abbiamo i seguenti dati: ben 18.665 gli edifici scolastici che si trovano in zone ad elevato rischio sismico (zona sismica 1 e 2), in particolare in Sicilia (3.832), Campania (3.458) e Calabria (2.399).
Nonostante ciò, solo per il 29% delle scuole è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica; fanalino di coda Calabria (solo 2% con verifica), Campania (4%) e Sicilia (7%), regioni in cui insistono un maggior numero di scuole in zone ad elevata sismicità. Solo il 9% delle scuole è stato migliorato dal punto di vista sismico e ancor meno (5%) è stato adeguato sismicamente.
Sul miglioramento sismico, va meglio per le scuole del Molise (dove l’intervento è stato effettuato nel 41% delle scuole) e la Valle D’Aosta (40%), molto male per quelle del Lazio e della Sicilia (3%).
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