L'iPod sbarca in facoltà

apertura-pag-4.jpgQuello che fino a pochi anni fa veniva demonizzato da genitori e pedagoghi di tutto il mondo, oggi sembra produrre le migliori performance. Studiare con l’iPod condurrebbe a maggiore profitto, a patto di saperlo utilizzare con giudizio.

La rivelazione arriva dalla State University di New York a Fredonia, un college liberale fondato nel 1862 e specializzato nell’insegnamento di musica ed educazione. Dani McKinney, docente di psicologia da tempo interessata allo studio della tecnologia a fini didattici, ha sottoposto la propria classe di sessantaquattro studenti a una vera e propria sperimentazione scientifica, con l’obiettivo di portare alla luce eventuali differenze qualitative di apprendimento tra metodi tradizionali e digitali.

Trentadue dei giovani coinvolti hanno seguito tradizionalmente il corso in aula, lasciando i restanti studiare in qualunque momento e luogo attraverso registrazioni digitali e slide da riprodurre su lettori multimediali. I risultati, pubblicati nell’articolo ”Possono i podcast rimpiazzare i professori?” della rivista Computers&Education, lasciano pochi dubbi anche agli scettici. Mediamente i ragazzi presenti in aula hanno ottenuto agli esami voti di nove punti più bassi rispetto agli studenti “digitalizzati”.

Incredula persino la McKinney che ha promesso di “verificare l’ipotesi su un campione più numeroso di studenti di materie diverse per tutto il semestre”. Il segreto, spiega la professoressa, sta evidentemente nell’uso che si fa dell’Ipod: “chi lo ascolta una volta sola”, precisa, “non fa meglio di chi è venuto in aula”. Chi invece “lo ha trattato come una vera lezione, prendendo appunti e riascoltandolo più volte, ha ottenuto i risultati migliori”. Inutile credere ai miracoli. Attenzione e dedizione rimangono le costanti imprescindibili di un metodo di studio davvero efficace, reso tale – perché no? – anche dalla condivisione di lezioni on line.

L’ iTunes U, sezione accademica del negozio on line di Apple, ha raccolto in poco più di due anni circa duecentomila lezioni. Yale, Stanford Oxford e altre duecento università nel mondo hanno aderito a questa sorta di consorzio interuniversitario mondiale nel quale l’Italia non ha ancora messo piede. Incredibile? “Non mi sorprende affatto”, spiega Francesco Antinucci, direttore dell’istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione al CERN.

Nonostante le lezioni via podcast abbiano il vantaggio di essere “potenzialmente sotto gli occhi tutti”, anche dei colleghi, agendo da “potente incentivo a prepararle meglio”, in Italia il “meccanismo di pubblicità e competizione è visto con paura”. Eppur (qualcosa) si muove. Pioniere il corso di Ingegneria informatica on line del Politecnico di Milano che dal 2008 mette a disposizione materiale didattico in formato audio e video. Ma solo per i propri iscritti.

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