Progetti per il futuro? Un lavoro stabile e (possibilmente) ben retribuito. Gli under 25, secondo i consueti sondaggi di inizio anno, attribuiscono una grande importanza alla sfera occupazionale e sono piuttosto preoccupati per la precarietà dilagante, fenomeno ormai trasversale: in crescita tra i laureati ed esteso a macchia di leopardo sul territorio nazionale. Ma le previsioni – complice anche la crisi che ha reso evidenti le falle del sistema – non sono affatto rosee, tanto che il 47% degli italiani è generalmente pessimista per il 2009 (rilevazione Doxa). Ben sopra la media europea, che si attesta sul 35%.
Un problema trasversale. Un sondaggio di Renato Mannheimer chiarisce i termini del fenomeno e della sua percezione presso la popolazione. La questione occupazionale è indicata specialmente dagli strati sociali che risultano essere, da questo punto di vista, più deboli e meno difesi. Si tratta soprattutto dei giovani sotto i 25 anni: oltre il 20% di costoro sottolinea l’urgenza di impegnarsi sui temi del lavoro. Ancora, citano più frequentemente questo genere di problemi le donne. E, naturalmente, i residenti al Sud, che soffrono oggi maggiormente la crisi occupazionale. È interessante osservare come l’insistenza sui problemi della sicurezza del posto di lavoro risulti trasversale politicamente: essi vengono infatti ricordati prioritariamente in egual misura dagli elettori del centrodestra come dai votanti del centrosinistra.
Lavoro “insicuro”. L’attenzione sui temi occupazionali è determinata anche dal fatto che, di giorno in giorno, si sta incrementando in tutto il Paese l’insicurezza sul proprio posto di lavoro. Quasi un italiano su tre reputa oggi la propria occupazione meno sicura di qualche tempo fa. E un altro 28% giudica comunque il proprio posto di lavoro «poco sicuro come sempre». Ancora una volta, questa opinione è notevolmente più diffusa tra i giovani e tra le donne, specie nelle regioni meridionali. Insomma, la questione occupazionale rappresenta, secondo i cittadini, la prima e la più rilevante emergenza sociale del Paese.
Flessibili o precari? Aumenta il numero di lavoratori precari. A settembre 2008 avevano toccato quota 2.812.700, il 12% del totale degli occupati. Rispetto al 2004 i precari sono aumentati del 16,9% ben cinque volte in più dell′incremento registrato dai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. È il Sud del Paese a registrare la maggioranza di lavoratori atipici: se ne contano 940.400 pari al 33,4% del totale nazionale. A riferire i dati è la Cgia di Mestre, che ha analizzato il mercato del lavoro nazionale concentrando però l′attenzione sui lavoratori “flessibili” costituito da dipendenti a tempo determinato, da lavoratori assunti con collaborazioni coordinate e continuative a progetto e da prestatori d′opera occasionali.
Mezzogiorno al palo. Giuseppe Bortolussi della Cgia spiega: «La maggior presenza di precari al Sud è dovuta al fatto che in quell′area sono più diffuse che altrove le attività stagionali che per loro natura richiedono contratti a tempo determinato come l′agricoltura, il turismo, la ristorazione e il settore alberghiero. Infine, non va nemmeno dimenticato che una buona parte di questi precari sono assunti nel pubblico che nel Mezzogiorno continua ad essere un serbatoio occupazionale ancora molto significativo». Se i 940.400 precari occupati nel Sud costituiscono il 33,4% del totale nazionale, a Nordovest sono 692.600 (pari al 24,6% del totale), nel Centro 606.000 (21,5%) e nel Nordest (ultimo della graduatoria) 573.700 (20,4%).
In cerca di stabilizzazione. «I dati della Cgia di Mestre confermano l’emergenza precarietà e indicano un aumento, negli anni, di questa forma di lavoro. Questo problema è stato al centro delle politiche del mercato del lavoro del governo Prodi». Lo dice Cesare Damiano, viceministro del Lavoro nel governo ombra. «Come dimostra l’indagine della Cgia – sottolinea Damiano – oggi il lavoro precario rappresenta circa il 12% del totale dell’occupazione, dato sostanzialmente allineato al resto dell’Europa. Quello che preoccupa è il trend di crescita di questi rapporti di lavoro che rappresentano ormai oltre il 50% delle nuove assunzioni». «È su questo punto – conclude – che bisogna intervenire rapidamente per invertire la rotta a vantaggio del lavoro a tempo indeterminato».
Gli ammortizzatori di Sacconi. «La nostra proposta prevede una straordinaria e leale collaborazione tra Stato, regioni, parti sociali, per garantire a tutti un reddito e una forma di apprendimento che consenta quanto prima di essere nuovamente impiegabili». Lo dichiara il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, presentando la sua proposta di introdurre degli ammortizzatori sociali per i precari che perdono il lavoro. «Dobbiamo però individuare dei filtri – aggiunge il ministro – in modo che non vi sia un uso irresponsabile di questi ammortizzatori sociali, che non devono essere un rubinetto aperto ma uno strumento selezionato per coloro che effettivamente ne hanno bisogno».
Manuel Massimo