Un fondo a impatto che investa nei boschi italiani acquistando quote di una società in linea con il progetto Green new deal europeo. È il progetto di Etifor, società di consulenza spin off dell’ateneo veneto. L’iniziativa replica l’esperienza americana delle Timber Investment Management Organization (Timo). Ecco i rendimenti e occhio alla liquidabilità
Un fondo a impatto che investa in boschi italiani acquistando quote di una società. In linea con il Green new deal europeo. È il progetto di Etifor, azienda di consulenza green e spin off dell’Università di Padova, creata da un gruppo di ex dottorandi specializzati in agronomia e economia. L’iniziativa è ritagliata sull’esperienza statunitense che ha lanciato le Timber Investment Management Organization (Timo), una sorta di Sgr “verde”, focalizzata negli investimenti in foreste.
«In Italia non esistono esperienze di questo tipo a differenza del resto d’Europa – spiega Lucio Borro, tra i soci fondatori di Etifor –. Per il fondo a impatto abbiamo parlato già con alcune società di gestione italiane come Etica e Sefea Impact ma al momento non c’è nulla di formalizzato». Ci vorrà almeno un altro anno per far partire in Italia il fondo specializzato in investimenti di questo tipo, dice Borro. Se ne parlerà nel 2021. Nel frattempo, però, è stato già avviato il monitoraggio di boschi e foreste italiane «perché a differenza degli Stati Uniti, in Europa e in Italia in particolare, i terreni sono molto frammentati e non si arriva certo alle dimensione da un milione di ettari statunitensi, tutti compatti. Qui c’è da mettere insieme tanti pezzi sul territorio nazionale».
Ricavi green
Non sarà Etifor la società in cui il fondo investirà. Lo spin-off padovano offre infatti la sua consulenza. Ma la domanda è: da dove arriveranno i rendimenti? «Dalla vendita di legname – evidenzia Borro – dal valore della terra e da una serie di attività collaterali innovative: la conservazione di CO2,i servizi ricreativi, la protezione di biodiversità e altri servizi ecosistemici tutti certificati da enti terzi come Fsc, uno degli enti certificatori più noti al mondo».
Nel documento diffuso da Etifor, a proposito delle caratteristiche degli investimenti in foreste, si legge: «L’inclusione all’interno dei portafogli d’investimento offre diversi vantaggi, spesso sconosciuti, quali: bassi livelli di volatilità; l’effetto di protezione dall’inflazione, dato che l’alta correlazione con l’andamento generale dei prezzi al consumo protegge l’investitore dagli effetti dell’inflazione sul valore dell’investimento; e infine la bassa correlazione con altre asset class che consente di ridurre la componente di rischio all’interno del portafoglio d’investimento. Questa caratteristica – si aggiunge – risulta dalla natura stessa di tale classe di attività: la crescita biologica, che è la principale componente del rendimento ed è indipendente dalle condizioni macroeconomiche e dei mercati finanziari».
Portafoglio e liquidabilità
Nei portafogli dei fondi a impatto, aggiunge Borro, «ci sono quote del 2, 3 o 5% di quote di società come le Timo americane. In rarissimi casi abbiamo visto quote che raggiungono il 10 per cento». E i rendimenti? Nei documenti presentati in un evento a Milano durante la settimana Sri si fa l’esempio di 40 ettari in Trentino Alto Adige con un periodo investimento di 10 anni e un ammontare dell’investimento superiore al mezzo milione di euro: i prodotti e i servizi sono legname e conservazione di CO2. In aggiunta vi sarebbe l’attività di “recupero foresta abbandonata da 40 anni” con ripulitura, diradamento, tagli e protezione delle sorgenti.
Il rendimento è stimato in un Irr superiore al 2% (dove l’Irr sta per tasso di rendimento interno che eguaglia il valore attuale dei flussi di cassa attesi in uscita al valore attuale dei flussi di cassa attesi in ingresso). Occhio però alla liquidabilità: chiusa una Timo in America, passano in media almeno due anni per vendere tutte le foreste in portafoglio.
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