Un avvocato su tre nell’Unione Europea è italiano. Un primato che fa riflettere e che potrebbe essere il punto di partenza per riformare l’accesso alla professione. Ma intanto tra scontri e polemiche qualcosa si muove in un’altra direzione, diversa da quella del “tagliare”
Nasce infatti in questi giorni un osservatorio via web sui giovani avvocati, con l’obiettivo di analizzare la domanda e l’offerta professionale. L’iniziativa del Consiglio nazionale forense ha due scopi prioritari: raccogliere i dati sull’offerta professionale legale giovanile e analizzare il tipo di richiesta di prestazioni professionali da parte delle imprese e in particolare piccole e medie. Il tutto per comprendere le dinamiche del mercato legale e disporre di dati certi per valutare nel futuro specifiche politiche a vantaggio dei giovani legali.
«È sicuramente un’ iniziativa importante, con la quale si vuole indagare sulle modalità con cui i praticanti e i giovani avvocati articolano il loro percorso formativo, le loro scelte e le loro ragioni, nonché gli elementi di criticità, spiega Gianni D’Innella, consigliere coordinatore del Gruppo di lavoro sulla politiche giovanili del Cnf, promotore del progetto. Inoltre nell’Osservatorio – sottolinea D’Innella – verranno riversati anche i dati della ricerca rivolta al mercato (cliente-azienda), al fine di individuare con maggior precisione il modello organizzativo e le eventuali tendenze market-oriented degli studi legali.»
La ricerca, per campione, sonderà gli ambiti del praticantato (si stima che i praticanti siano circa 30mila unità) e dei giovani avvocati (il numero stimato è di circa 120mila), oltre a raccogliere dati sui bisogni di prestazioni professionali da parte delle imprese.
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