Turnover, 1800 assunzioni ordinarie nelle università

Il ministero assegna le posizioni liberate dal turnover 2023 che si sommano ai piani straordinari

Con un decreto pubblicato il 9 gennaio il ministero dell’Università e della Ricerca ha distribuito 1.835,76 punti organico in palio per il 2023. Sono i cosiddetti spazi di flessibilità – calcolati dal Mur in base alle politiche di personale e ai parametri di bilancio – che gli atenei possono uilizzare per assegnare nuovi posti all’interno del proprio personale docente. Ogni nuovo professore ordinario vale un punto, 0,7 un ricercatore, mentre un ricercatore di tipo b a tempo determinato vale 0,5 punti. Numeri che si aggiungono ai circa 11.500 neoassunti della legge di Bilancio 2022 che prevedeva di spalmare negli anni successivi le nuove leve.

Una classifica di rinnovamento

Secondo una classifica stilata dal Sole 24 Ore insieme ad un team dell’Università degli Studi di Bergamo, si possono dividere le 67 realtà oggetto del decreto in due gruppi: le 37 università che pesano più dell’1% dei punti organico distribuiti e le 30 che si posizionano sotto questa soglia. Premesso che lo scorso anno gli atenei con un valore dell’indicatore delle spese di personale pari o superiore all’80% o con un indicatore di sostenibilità economico finanziaria inferiore a uno hanno ricevuto un contingente assunzionale non superiore al 50% della spesa per la cessazione del 2022, possiamo ordinarie i due raggruppamenti per la funzione del turnover. Si evidenzia così che nel primo gruppo, 16 atenei raggiungono il 100% mentre 21 non ce la fanno. Con una evidenza particolare per il Politecnico di Milano e il suo ricambio potenziale calcolato nel 218%.

Evidente è il divario Nord-Sud. Tra i 16 atenei in crescita di personale se ne contano 13 settentrionali e tre del Sud (Salerno, Chieti-Pescara, Federico II). Nel gruppo di quelli di peso significativo, ma in decrescita, invece, se ne contano cinque del Nord, sei del Centro e dieci del Mezzogiorno. Mentre se passiamo alle università più piccole (peso inferiore all’1% dei punti organico) ne scoviamo 16 con un turnover sopra il 100% e 14 sotto tale soglia. Qui, tra quelle in crescita, spiccano tutte le realtà cosidette “dottorali”, alcune delle quali caratterizzate da ricambi fuori scala (446% per Imt di Lucca, 294% per Gssi, 286% PIsa Normale, 233% Pisa Sant’Anna, 218% Iuss e 2015% Sissa). Più un paio di atenei tradizionali che fanno meglio degli altri: Roma Foto Italico e Politecnico di Bari. Il loro piazzamento dimostra una maggiore eterogeneità territoriale rispetto l’intero gruppo. Tant’è che fra le 16 piccole in crescita quattro sono ubicate al settentrione, sei nell’Italia Centrale e sei nel Sud.

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