Studentesse morte in Erasmus, la denuncia dei genitori: “Dopo sei anni nessuna giustizia per le nostre figlie”

Nel marzo del 2016 in Spagna un bus con a bordo 57 ragazzi si ribaltò per un colpo di sonno dell’autista mentre percorreva l’autostrada A7 verso Barcellona. Morirono 13 giovanissimi, di cui 7 studentesse italiane. Oggi protesta davanti all’Ambasciata spagnola a Roma: “Processo bloccato da tempo. Noi abbandonati anche dall’Università”.

Sei anni di silenzio, passati ad aspettare quella “verità” che sembra non arrivare mai. I genitori di Elena Maestrini, la ragazza morta assieme ad altre sei ragazze italiane a causa di un terribile incidente stradale in Spagna mentre si trovavano in Erasmus, aspettano ancora che venga fatta giustizia.

Oggi protesteranno per l’ennesima volta davanti all’ambasciata spagnola a Roma per chiedere che il processo per il quale è imputato l’autista dell’autobus (dove viaggiavano 57 studenti e che il 20 marzo del 2016 si ribaltò mentre percorreva l’autostrada A7 in direzione di Barcellona) vada avanti. Morirono in 13, di cui 7 ragazze italiane: Valentina Gallo, Francesca Bonello, Elisa Valent, Lucrezia Borghi, Serena Saracino, Elisa Scarascia Mugnozza ed Elena Maestrini.

La loro morte commosse l’Italia, furono ribattezzate le “figlie d’Europa”. Governo e atenei si mobilitarono promettendo assistenza e vicinanza. Oggi Gabriele Maestrini, dalle pagine del Corriere della Sera, denuncia il totale disinteresse verso quella ricerca di verità e giustizia che sta portando avanti ormai da sei anni in totale solitudine. “La Regione Toscana e l’Università di Firenze mi avevano assicurato che avrebbero fatto di tutto per costituirsi come parte civile. Sono scomparsi” ha dichiarato.

Dal punto di vista processuale i giudici spagnoli avrebbero voluto risolvere il caso con un’archiviazione. Per tre volte però i genitori hanno fatto ricorso e solo un anno e mezzo fa l’autista è stato rinviato a giudizio. Adesso si è in attesa del processo ma al momento è tutto fermo. Anche per questo oggi saranno davanti all’Ambasciata spagnola a Roma.

“Una presenza simbolica, che faccio ogni marzo – ha specificato Gabriele Maestrini – L’autista non aveva assunto droghe o bevuto alcol. Ma noi riteniamo che lui abbia responsabilità, al pari di chi ha organizzato il viaggio (l’Associazione studenti Erasmus). Occorre accertare se siano state rispettate le condizioni minime di sicurezza. Non c’era un secondo autista. E quello al volante era stanchissimo, aveva alle spalle molte ore di viaggio, più di quelle consentite per stare alla guida. Cinque chilometri prima dell’incidente c’era un’area di servizio. Se si fosse fermato… Un autista è come un pilota di aereo, è responsabile della sicurezza”.

Oltre alle sette ragazze italiane in quel tragico incidente morirono anche Julia Mang, Chloé Chouraqui, Christina Unger, Mohina Abdusaidova, Phuong Anh Tran e Verónica Matcovici.

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