Studentessa morta, le reazioni dei ragazzi

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Non accenna a placarsi il dibattito tra gli studenti dell’Università Federico II di Napoli, dopo il tragico gesto di una ragazza che si è lanciata nel vuoto  dal palazzo universitario di piazzale Tecchio, nel quartiere  Fuorigrotta. Sono tante le reazioni degli studenti; alcuni, nell’immediato, se la sono presa anche con il sistema universitario e con i professori stessi. Stiamo cercando di contattare i docenti dell’istituto federiciano, per raccogliere anche la loro testimonianza, l’opinione su quanto accaduto.
La discussione, comunque, rimane aperta. “Da studente non mi pronuncio in quanto non so bene che stile di vita e che tipo di problemi potesse avere questa ragazza per compiere un gesto simile. E’ però una bruttissima vicenda”, scrive Gianluca. “Tutti noi bene o male abbiamo dei problemi, sia studenti che non: pertanto se tutti noi dovessimo ricorrere a questi gesti, il mondo dovrebbe essere quasi un deserto – ribadiscono.
 
“Credo che il suicidio non sia la risposta esatta ai problemi della vita, troppo facile scappare  così”, racconta Tania. “La realtà va affrontata e non aggirata”.
Sono tanti i punti di vista dei ragazzi; alcuni riguardano anche il sistema universitario stesso. “Credo che lo studio e lo stress universitario sia un po’ il problema di tutti – scrive Maria Grazia –  Ma non credo sia giusto dare la colpa solo ai professori: in casi come questi occorre andare a scavare ancora più in profondità, verso problemi ancora più gravi”. “L’Università non è facile e non è per tutti – scrive Enrico -. Dare la colpa ai professori e alla mole di studio è una cavolata enorme. I professori non hanno colpa, loro fanno il loro lavoro”.
 
La discussione si sposta, in ultimo, anche sul modello di Università che gli studenti preferirebbero. “Forse ci sono Università troppo grandi, in cui gli studenti non sono seguiti al meglio dai professori. Ma è logico che sia così. Io ho studiato per due anni alla Federico II e ho visto cose che non auguro di vedere a nessuno in ambito universitario”, racconta Jacopo. Di tutt’altro parere è Alessia: “L’Università è un lavoro individuale, non si può sempre pretendere un contatto diretto con i professori. Non siamo più al liceo, non c’è più bisogno di essere seguiti costantemente”.
 
Resta, comunque, da chiarire la motivazione che ha spinto la ragazza ad un gesto così estremo. La polizia, al momento, non ha ancora espresso comunicazioni ufficiali sulla vicenda.
RN

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