Siena, da voragine a buco: il piano di risanamento sta cominciando a dare i primi frutti. Ma la strada è ancora lunga. D’accordo: rispetto alle cifre di cui si era parlato fino a poche settimane fa, l’entità del debito complessivo maturato dall’Università di Siena negli ultimi anni appare oggi più “umano”. Trattasi pur sempre di circa 84 milioni di euro: il quantum è stato reso noto proprio ieri dal rettore Silvano Focardi e dal direttore amministrativo Emilio Miccolis, sulla scorta dei calcoli fatti in base al riaccertamento della gestione dei residui attivi e passivi dal 1994 al 2008.
Proprio da questi dati emerge che il disavanzo dell’ateneo senese, al 31 dicembre 2008, era di 140 milioni di euro (derivanti da 171 milioni di residui passivi meno i 31 milioni di residui attivi), mentre al 16 marzo il dato scende a 84 milioni di debito grazie ad un’anticipazione ministeriale di oltre 56 milioni di euro, all’interno del Fondo di Finanziamento Ordinario.
Di questi 84 milioni, 72 sono i debiti che l’Università ha con l’Inpdap e che gli organi di amministrazione contano di recuperare tramite la cessione della struttura di San Niccolò (attualmente sede delle facoltà di Lettere e di Ingegneria) a una società immobiliare collegata proprio all’Istituto di previdenza, e la stipula di un mutuo. Ulteriori entrate, per saldare definitivamente il debito, potrebbero essere previste dalla cessione della struttura ospedaliera ‘Le Scotte’ alla Regione.
Emerge, infine, per la prima volta che l’Università di Siena vanterebbe anche crediti per circa 17 milioni per il recupero dei quali sono già partite varie azioni legali, ma anche che dal consuntivo 2007 sono stati eliminati quasi 68 milioni di residui attivi «per mancanza dei relativi titoli di legittimazione». L’atto di ricognizione, ha detto Miccolis, «è stato trasmesso alla Corte dei Conti e alla Procura».
Manuel Massimo