Buone pratiche contro il burocratese

Lo scrittore Italo Calvino lo definiva senza mezzi termini e in modo molto netto: “antilingua”. L’uso e l’abuso di espressioni come «apporre la firma in calce al foglio», «nelle more», «posto che», «quantunque», «in illo tempore», «in pectore», «verba volant, scripta manent» alimentano la prosa – oscura ai più – del famigerato burocratese.
Vizi e vezzi di questo gergo duro a morire – specie nella Pubblica Amministrazione – sono stati raccolti nel volume «Comunicazione pubblica e burocrazia» (edito da Franco Angeli), scritto a quattro mani da Antonio La Spina, ordinario di Sociologia presso l’Università di Palermo, e Antonino Cangemi, dirigente presso la Regione siciliana e a capo, nel suo excursus professionale, di vari uffici tra cui quello speciale antiracket per la solidarietà alle vittime della mafia.
Un insieme di termini ed espressioni arcaiche, spesso oscure al cittadino medio e accompagnati da neologismi, talora scorretti o utilizzati in maniera impropria, che hanno contribuito a rendere la prosa e il linguaggio in uso nelle pubbliche amministrazioni sempre più fuori sintonia rispetto alle caratteristiche degli interlocutori e allo standard europeo.
L’indagine condotta dai due autori nasce dall’incontro tra due differenti campi d’azione: all’analisi del sociologo, condotta con rigore scientifico e accademico, attenta alla dimensione europea, si accompagnano le riflessioni del funzionario pubblico, suggerite da esperienze dirette e rese in una prosa accattivante, condita da sobria ed amara ironia. Il libro sarà presentato domani – mercoledì 1 aprile alle ore 17.30 – presso la Sala Rossa di Palazzo dei Normanni, a Palermo, alla presenza degli autori. A fare gli onori di casa sarà Francesco Cascio, presidente dell’Assemblea regionale siciliana.

Manuel Massimo

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