Quali profili cercano le imprese? La John Cabot apre il Career Fair. Nasce il Sistema Pmi

Alla John Cabot University una giornata di incontri fra gli studenti e le imprese in cerca di nuove risorse. Nasce il Sistema Pmi per favorire l’incontro ed il confronto fra tante piccole imprese che possono fare rete.

Quali sono i profili professionali maggiormente richiesti dalle imprese, e quelli di tendenza per i prossimi anni? E’ la domanda che interessa tutti: studenti, genitori, responsabili della progettazione dei corsi di Laurea, dell’offerta formativa più in generale.  La risposta non è certo semplice o così immediata. Il mercato, o meglio, i mercati del lavoro sono in continua evoluzione e l’innovazione tecnologica ha avuto un impatto straordinario sul mondo aziendale, la cui velocità di cambiamento ha avuto un’accelerazione fortissima. Si parla oggi di impresa liquida così come la società liquida teorizzata da Bauman.
Per aiutarci a trovare una risposta al quesito, abbiamo interpellato la prof. Antonella Salvatore  docente di Marketing e direttore del Centro di Alta formazione e Avviamento alla carriera della JCU e responsabile in questi giorni del Career fair: l’appuntamento per collegare studenti e mondo del lavoro.
Prof. Salvatore quali sono, dal suo osservatorio, le richieste delle aziende, quali profili professionali cercano?   
“Guardi i settori che vanno per la maggiore sono quelli della digital transformation, dei social media, della formazione e sviluppo delle risorse umane, dell’amministrazione e finanza. Le aziende cercano persone in grado di sviluppare il business, di controllare la gestione, di ricercare clienti e saperne gestire le relazioni. Ci sono qualità umanistiche che sono molto importanti, competenze spesso sottovalutate dalle imprese.”  
Parliamo di queste qualità cui fa rifermento, o meglio, di competenze trasversali: capacità relazionali, comunicative, di problem soling. Come si fa ad apprenderle? 
“Nella nostra università ci impegnamo molto su questo punto, pensi che già dal primo semestre i nostri studenti fanno tanto orientamento al lavoro, con incontri, laboratori, giochi di gruppo al fine di fargli acquisire la giusta cultura del lavoro. Devono imparare a relazionarsi a comportarsi in maniera adeguata ed a lavorare in squadra. Nel secondo semestre poi fanno anche più di uno stage”.   
Questo lavoro porta i suoi frutti? avete indicazioni sul successo lavorativo dei ragazzi?
“I risultati sono incoraggianti, abbiamo un placement dell’80% a un anno dal conseguimento del titolo e consideri che una buona parte accede a master e specializzazioni. Posso dirle che i laureati della sessione di maggio hanno già un lavoro nel 51% dei casi, dopo appena 4 mesi”. 
Questo è anche in ragione del continuo contatto con il mondo delle imprese? Forse è il segreto della buona occupabilità dei vostri studenti?
“Si certo, come vede oggi al Career fair ci sono tante aziende. E vengono non solo per attivare rapporti di stage e tirocini, in moltissimi casi abbiamo delle assunzioni vere e proprie. E mi lasci sottolineare anche il ruolo svolto dal No profit, è un settore che ha bisogno di competenze di livello come gli altri, offre moltissime opportunità non dobbiamo sottovalutarlo”.
Quest’anno inaugurate al fianco del Career Fair  una nuova iniziativa: il Sistema Pmi, di cosa si tratta? 
“Le aziende non hanno molte occasioni per entrare in contatto fra di loro, se non nelle fiere di settore, dove non si può attivare sinergie, per questo abbiamo organizzato Sistema Pmi, un evento unico nel suo genere, gratuito, e aperto a tutti. L’imprenditore non è un tuttologo e la nostra non è un’epoca per solisti. Per sviluppare il proprio business serve il gioco di squadra. È necessario condividere le conoscenze, soprattutto per le piccole imprese che, per ovvi motivi, non possono permettersi la spesa di onerose consulenze private. La maggior parte delle problematiche di crescita delle Pmi riguarda proprio le competenze. Ecco perché nel gioco di squadra è fondamentale anche il ruolo dell’università, cioè del luogo in cui le competenze si costruiscono, quindi dei docenti e degli esperti nelle varie discipline. Tutta la conoscenza va messa a sistema”.
 
 
 

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