Profumo: trasparenza e rispetto dei tempi, ecco il mio patto con gli studenti

Apertura, trasparenza, merito, rispetto dei tempi e semplificazione: ecco le parole d’ordine che secondo il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, servono per riformare il sistema universitario. Sono state le sue parole a inaugurare la Festa nazionale dedicata alla scuola e all’università, che si svolgerà fino al 9 settembre nella città rinascimentale di Urbino nell’ambito della Festa del Partito Democratico. “Il tempo di questo governo è limitato, il nostro compito non è stravolgere ciò che già esiste ma impegnarci a farlo funzionare meglio”, ha esordito il ministro davanti a una platea gremita.
Foto di Luca Toni

Apertura, trasparenza, merito, rispetto dei tempi e semplificazione: ecco le parole d’ordine che secondo il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, servono per riformare il sistema universitario. Sono state le sue parole a inaugurare la Festa nazionale dedicata alla scuola e all’università, che si svolgerà fino al 9 settembre nella città rinascimentale di Urbino nell’ambito della Festa del Partito Democratico. “Il tempo di questo governo è limitato, il nostro compito non è stravolgere ciò che già esiste ma impegnarci a farlo funzionare meglio”, ha esordito il ministro davanti a una platea gremita.

“L’Italia – ha continuato – è ancora troppo indietro su questi temi. L’obiettivo è di arrivare ad allinearci con i parametri europei, che sostengono un sistema molto più dinamico. Quando ero rettore ho fatto un patto con i miei studenti basato sulla trasparenza e il rispetto dei tempi, questo patto dovrebbe estendersi a tutti gli atenei e prevedere anche premi agli studenti più meritevoli, assunzioni dei professionisti più preparati e un accesso più comprensibile alle norme”.

Foto di Luca Toni

Ad ascoltare l’intervento di Profumo c’erano anche numerosi insegnanti precari, arrivati con la speranza di capire qualcosa di più sul nuovo concorsone pubblico, il primo dopo tredici anni, che sarà bandito il 24 settembre e dovrà reclutare quasi 12mila docenti nelle scuole di ogni ordine e grado. “A me piace rispettare la legge e la legge – ha spiegato – prevede un doppio canale di reclutamento, quello delle graduatorie a esaurimento e quello del concorso. Era dal 1999 che non si faceva più un concorso ed è mio dovere riavviare questo processo, con l’impegno di bandire concorsi a scadenza biennale. Si restaureranno così due strade per l’assunzione con pari dignità e pari possibilità”. Secondo le stime del ministro saranno circa 54mila gli insegnanti che verranno reclutati in tre anni.

Il doppio binario, però, preoccupa i docenti che da anni e anni aspettano di entrare in ruolo, perché con il concorso potrebbero essere sorpassati da persone più giovani e con meno esperienza. Alle loro contestazioni il ministro risponde che “esistono tre momenti nella vita di una persona: quello della laurea, quello dell’abilitazione e quello del concorso. Capisco il timore di questi docenti di mettersi a confronto con una situazione nuova, ma occorre aprire il sistema anche alle persone più giovani e preparate, anche loro devono avere la possibilità di esercitare la professione”.

Una parola anche agli errori commessi nelle prove di preselezione del Tirocinio formativo attivo (Tfa), il corso di un anno per ottenere l’abilitazione all’insegnamento, che ha fatto alzare delle voci di protesta nella platea: “Il Tfa è partito con qualche problema e me ne scuso in prima persona. Ma anche questo canale si inserisce nell’ottica di una maggiore apertura e dinamicità per le future assunzioni, che dovranno inserire nella scuola e nell’università persone sempre più preparate”.

Valentina Bicchiarelli

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  1. Penso che in Italia non ci dormono la notte per rendere le cose le più complicate possibili. E poi….questo ministro Profumo ha inventato un concorsone nel quale ci si sta annodando anche lui (ed i suoi valenti collaboratori profumatamente pagati dal popolo italiano). Mi dovete spiegare come può nel 2012 un docente con meno di trent’anni “categoria giovani” essersi laureato entro l’anno 2003 nel pieno rispetto degli anni accademici ed avere conseguito l’abilitazione (quando mai?). Se si è laureato nel 2003 ha come minimo 32-33 anni e quindi non ha matematicamente nessun requisito di partecipazione per la quota “giovani”. E allora questi giovani chi sono? Sarebbe bastato far partecipare tutti tenendo conto di quanto ad oggi gli aspiranti abbiano già maturato attribuendo dei punti come titoli a chi ha già conseguito l’abilitazione o ha conseguito la SISS o a chi ha già insegnato e dando pertanto la possibilità ai veri giovani neolaureati di conseguire per lo meno l’abilitazione (del resto le prove devono superarle comprese la simulazione di una lezione in classe). Intanto, dopo la confusione ed i ricorsi per il concorso a preside si preparano i ricorsi per questo concorso di docenti ….. e tutto resta come prima con i problemi del quotidiano (che poi è quello che in fondo vuole chi ci governa).

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