Produrre il vaccino in Sicilia? Il sogno possibile dell’Università di Palermo

Produrre il vaccino all’Università? L’ateneo di Palermo ci prova. Tra i viali della cittadella universitaria sorge un centro all’avanguardia.
epa08288018 A researcher works in a laboratory of the Philippine Genome Center in Quezon City, east of Manila, Philippines, 12 March 2020. A coronavirus test kit was locally developed by the University of the Philippines (UP), Philippine Genome Center and the UP Manila National Institutes of Health in efforts to improve early detection of the virus, expedite mass production of the kit and ensure its availability to the public at lower cost. EPA/ROLEX DELA PENA

Produrre il vaccino all’Università? L’ateneo di Palermo ci prova. Tra i viali della cittadella universitaria sorge un centro all’avanguardia.

Posto all’interno dell’edificio 18, si tratta del centro Aten (Advanced technologies and network), che come riporta Repubblica, è una maxi-struttura di ricerca e servizi con 15 laboratori in rete che sorgono l’uno accanto all’altro, creati nel 2016 con un investimento di 30 milioni di euro di fondi europei.

All’interno della struttura, presenti due bioreattori, necessari a produrre le molecole dei vaccini, ricercatissimi in tutta Europa.

Nello Musumeci ha così candidato l’Isola per la produzione dei vaccini, attraverso questa imponente struttura che potrebbe anche accelerare la campagna vaccinale. Nell’ateneo quindi si procede a ritoccare l’impianto e ciò che manca perché la macchina sia operativa, qualora arrivi il via libera.

La docente spiega i funzionamenti della macchina

Gennara Cavallaro, professoressa di Tecnologie e legislazione farmaceutica e direttrice di Aten, crede in questo progetto, come afferma a Repubblica: “All’interno del centro – spiega – abbiamo una camera bianca di 100 metri quadrati che permette di lavorare in un ambiente a contaminazione controllata, dove si realizzano le produzioni farmaceutiche. Abbiamo anche due bioreattori, uno da 20 e uno da 200 litri, che consentono di produrre
biomasse di batteri per produrre Dna e Rna e ricavare le molecole dei vaccini.

Mettere a disposizione del Governo, queste macchine ricercatissime per stringere accordi con le multinazionali titolari dei brevetti dei vaccini. Questo l’obiettivo futuro del centro.

Al momento potremmo produrre alcune componenti del vaccino, non il prodotto finito“, spiega la docente. Per completare la filiera servirebbero anche altri macchinari: “Serve per esempio una tecnologia per incorporare le molecole dentro nanoparticelle lipidiche“. Resterebbero fuori anche altre fasi come l’aggiunta di eccipienti e l’infialamento.

In attesa di risposte

Una scheda tecnica è stata così inviata a Farmindustria, che l’ha portata poi sul tavolo ministeriale. Il Mise sta così operando il censimento delle risorse strumentali e scientifiche. Notizie arrivano dai contatti che l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ha tenuto con Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria e ad di Janssen, farmaceutica del gruppo Johnson&Johnson. La multinazionale americana potrebbe essere favorevole.

Non un risultato che potrebbe veder la luce a breve: la nascita di una produzione italiana va dai 4 ai 6 mesi, così annunciano da Roma; c’è già l’accordo con un’azienda per l’infialamento e la Sicilia non vuol farsi scappare questa grossa occasione da protagonista d’eccellenza.

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