La Federico II incontra le tematiche Lgbt.
Nuovi interventi di sensibilizzazione e di prevenzione dell’omofobia nelle aule universitarie
di Paolo Valerio*
Il 19 e il 20 aprile Fabio Corbisiero, docente del Dipartimento di Sociologia della Federico II ha organizzato un convegno dal titolo “Sessualità e diritti Lgbt. Nuove frontiere per la cittadinanza lesbica, gay, bisessuale e trans nella società eterosessista”. Diverse discipline con differenti epistemologie hanno cercato di trovare dei punti di contatto: sociologi, psicologi, psichiatri, giuristi, uomini di fede hanno aperto un ampio dibattito sulle tematiche Lgbt, su quei diritti fondamentali dell’essere umano che spesso sono negati a causa di dispositivi di potere che bloccano, prevaricano, “normatizzano” le differenze. I lavori della seconda giornata si sono aperti con un intervento del sindaco de Magistris che ha sostenuto che la Costituzione debba essere attuata e che il dialogo con le associazioni Lgbt da personale deve diventare istituzionale.
Alla Federico II si è discusso di discriminazioni, transessualismi, omosessualità e fede, politiche pubbliche, violenza omo/trans-fobica, omogenitorialità. L’università partenopea sembra aprire i battenti a discorsi che, nel nostro Paese, sono ancora molti scomodi ma che, nonostante questa evidenza, continuano a proliferare, come a simboleggiare un bisogno diffuso di apertura, un desiderio sempre più vivo di offrire a tutti pari diritti e possibilità egualitarie. A breve, promossi dal Centro di Ateneo SInAPSi, avranno inizio presso alcuni corsi di laurea della Federico II degli interventi di sensibilizzazione e prevenzione dell’omofobia, intitolati “Integrazione, inclusione e lotta contro la discriminazione nei contesti universitari. La prevenzione dell’omofobia: sensibilizzazione, intervento e competenze professionali”. L’obiettivo è quello di informare, formare, promuovere una cultura delle differenze. Ancora oggi, in molti Atenei italiani, sembra purtroppo perpetuarsi un solo modello normativo all’interno del quale le identità non conformi non sono neanche contemplate. Partire, dunque, dalle università, luoghi di scambio e di produzione di saperi, risulta essenziale ai fini della costruzione di conoscenze che non siano normative ma che, al contrario, si mettano al servizio dell’analisi di quei meccanismi e dispositivi che dominano il sociale e che finiscono col non essere garanti di pari opportunità. Nelle università, così come nei contesti sociali più allargati, i ragazzi e le ragazze che sono percepiti come non confacenti agli stereotipi di genere diventano spesso bersaglio di omofobia e/o transfobia: ciò potrebbe arrecare una progressiva perdita di motivazione allo studio percependo, di conseguenza, di non essere adatti ad affrontare questa importante sfida evolutiva. Con questi presupposti ho proposto all’Ateneo che le persone transessuali iscritte alla nostra università e in attesa della rettifica anagrafica, potessero ottenere un duplicato del libretto riportante il nome di scelta dello studente. Il Senato Accademico ha approvato questa proposta. Ci auguriamo, quindi, che questi interventi possano rappresentare un iniziale, ma fondamentale passo per raggiungere nuovi traguardi e creare un ponte che possa fungere da valico verso la libertà individuale.
*Ordinario di Psicologia Clinica presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e direttore del centro di Ateneo SInAPSi (Servizi per l’Inclusione Attiva e Partecipata degli Studenti).