La giornata dell’omofobia. Fermiamoci a riflettere

Il giorno contro l’omofobia rappresenta un momento di riflessione sulla tematica della diversità in senso lato.

Nessuno è nato sotto una cattiva stella; ci sono semmai uomini che guardano male il cielo (Dalai Lama)

Il giorno contro l’omofobia  rappresenta un momento di riflessione sulla tematica della diversità in senso lato. Come il giorno della donna, del bambino, non va vista come una ghetizzazione, ma come elemento di raccordo e di sensibilizzazione. La data è collegata al 17 maggio 1990 quando finalmente si eliminò dalle lista delle malattie mentali, da parte dell’Assemblea Generale dell’Organizzazione della Salute (OMS).

Tuttavia, rimangano all’incirca 80 paesi nel mondo che criminalizzano l’omossessualità, condannadone gli atti tra le persone dello stesso sesso, tra cui Nigeria, Pakistan, Arabia Saudita e Yemen)

Società civile e politica non sempre viaggiano sullo stesso binario, ma è solo dal loro incontro-scontro che potrà affermarsi una società che garantisca il rispetto giuridico e civile.

La normalità non riposa inerte sul conformismo dell’uguaglianza fisica, intellettuale ed estetica, ma sulla consapevolezza della propria natura.

“Nessuno dovrebbe essere escluso dal nostro amore per motivi di razza, genere, etnico o per l’orientamento sessuale”. E cosi che scriveva Desmond Tutu, arcivescovo di Cape Town e Premio Nobel nel 1994, in una lettera al Washington Post dal titolo: Africa un passo indietro nei diritti umani. Gli omosessuali, le lesbiche i transessuali appartengono alla famiglia umana, alla famiglia di Dio e alla grande famiglia africana.

“Un’onda di odio sta di nuovo attraversando il mio amato continente. La gente si vede di nuovo negare i diritti umani fondamentali“. Tutu elenca gli stati africani in cui l’omosessualità è reato e come lì si viva nella paura.

Conclude chiedendosi e chiedendoci “Conosciamo così bene la mente di Dio da poter decidere per lui, chi includere e chi escludere dal cerchio del suo amore?”.

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