Quello che era stato smentito nei giorni scorsi dal ministro Bussetti, ieri è diventato ufficiale: il Miur sta sponsorizzando i prestiti d’onore. Conferma che arriva dalle parole del sottosegretario Salvatore Giuliano che nel QuestionTime in Commissione cultura ha rivendicato l’iniziativa dei giorni scorsi di somministrare nei portali degli atenei (e mailing list) un questionario agli studenti sulla possibilità di richiedere un prestito d’onore.
Quanto hai speso finora? Quanto costa il corso (anche post-laurea) che intendi seguire? Quanto ti ha condizionato nella scelta l’aspetto economico? E, soprattutto: Sei attualmente beneficiario di una borsa di studio? Hai mai contratto un prestito per finanziare i tuoi studi? Perché non hai mai chiesto un prestito? Quanto saresti disposto a chiedere? E non solo. Gli studenti denunciano anche la metodologia usata per somministrare il questionario. Il Ministero infatti ha pagato una società esterna per un semplice form google non curandosi che a riceverlo fossero effettivamente studenti.
“Il Miur – spiegano i ragazzi dell’Unione degli universitari – per voce del sottosegretario, Salvatore Giuliano, rivendica il questionario sui prestiti d’onore diffuso a inizio luglio nelle università italiane”, considerandolo “come strumento di ‘valutazione ex ante’, spiegando che il ministero sta raccogliendo altre informazioni da ulteriori fonti”. Secondo Giuliano, la misura è prevista dal Regolamento europeo che disciplina la gestione delle risorse comunitarie”. Ma l’interpretazione, oltre ad essere contestata, non va giù agli studenti in quanto strumento che contribuisce ad indebitare i ragazzi con meno disponibilità economiche.
“È gravissimo – dichiara Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari – che il ministero, di punto in bianco, senza consultare le rappresentanze studentesche e senza considerare una letteratura scientifica ormai decennale che spiega la fallacia dello strumento del prestito d’onore, decida di spingere per l’istituzione del prestito d’onore, spacciandolo per strumento di diritto allo studio complementare, utile particolarmente per gli studenti del Sud”.
Gli studenti avrebbero preferito, come intervento sul Diritto allo studio, più borse anziché un prestito da restituire. “È ormai chiaro che il ministero, violando qualsiasi dichiarazione d’intenti non abbia come priorità, a differenza delle parole, quella di affrontare il tema diritto allo studio finanziandolo, ma anzi voglia affidare alle banche uno strumento per lucrare sulle condizioni materiali degli studenti, creando dell’insostenibile debito studentesco”. L’Italia è uno dei paesi europei con la maggiore pressione fiscale studentesca e il minor tassi di 30/34enni in possesso di un diploma di laurea: poco meno del 27 per cento nel 2017, contro il 40 dell’Europa a 28 membri. Al di fuori dei confini nazionali, come nella penisola scandinava e in Germania, gli studi universitari sono addirittura gratuiti o quasi. Mentre in paesi come la Gran Bretagna le borse di studio coprono quasi la totalità delle richieste di immatricolazione sotto unadeterminata soglia di reddito.
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