Presidi, polemica su uguaglianza di retribuzione. E su reggenze: "Rischio 50% scuole senza preside"

Sono in fibrillazione i dirigenti scolastici italiani, tutti aspettano con ansia il testo della legge di Stabilità che tarda ad arrivare in Senato. Del testo – ancora ad oggi non definitivo – sono uscite alcune bozze secondo cui la categoria percepirebbe un aumento di 11.899,74 euro lordi a partire da settembre 2018. Ma in questo caso sarà lontana la perequazione richiesta con forza dai presidi scolastici questa estate, soprattutto per l’aumento delle responsabilità della legge “Buona Scuola”. “Quella quota, nel caso dovesse essere vera, coprirebbe soltanto la retribuzione di posizione mentre la parte maggiore, quella di risultato, rimarrebbe invariata – dichiara Attilio Fratta, presidente di Dirigentiscuola – Vergognoso che chi produce formazione e cultura percepisce 1.700 euro lordi l’anno mentre chi produce sostanzialmente carta, come i dirigenti amministrativi, ne percepisca 30mila”. 
Una disuguaglianza che i 7.993 presidi italiani ci tengono a sottolineare. “Si è perfino detto che i dirigenti scolastici non hanno differenti competenze da quelli amministrativi – continua  – una falsità assoluta perché gli amministrativi sono dirigenti di seconda fascia subordinati ad un direttore. Non hanno potere sanzionatorio e tutte le nostre responsabilità”. I dati sull’edilizia scolastica e sull’inagibilità delle scuole italiane, poi, sono sotto gli occhi di tutti. “Ogni giorno siamo a rischio da questo punto di vista: altro che perequazione, dovremmo essere noi a percepire di più”. Senza dimenticare poi il grave problema delle poltrone dei dirigenti vuote nelle scuole: ad oggi sono 2.425 le posizioni vacanti. In Sardegna, provincia di Nuoro, ci sono casi di un preside per tre scuole. “Quest’anno sono state fatte 1.700 reggenze – conferma – Ma il prossimo anno saranno tra le 2.500 e le 3.000 se non si farà il concorso: il 50% delle scuole italiane”. Si perché la ministra Valeria Fedeli lo aveva annunciato per settembre ma sembra che qualcosa sia andato storto. “Ci sono stati dei ritardi e il bando è fermo su qualche tavolo – afferma Fratta – forse perché c’è qualcuno che come al solito minaccia ricorsi per contrattare la possibilità di accantonare dei posti ancora pendenti dal precedente concorso. Ma così facendo si rischia di non assumere in tempo i dirigenti per il prossimo anno”. 
Un nuovo tavolo di confronto è atteso per il 26 ottobre al Ministero, ma l’attrito sembra essere anche interno alle sigle sindacali. “Dirigentiscuola ha sollecitato ANP, FLCGIL, CISL Scuola, UIL Suola/RUA e SNALS-Confsal per trovare un’azione comune – dichiara Fratta – Ma per ora il nostro appello è stato inascoltato. Forse gli altri sindacati sono troppo occupati ad accontentare tutti, eppure – conclude – durante la manifestazioni si sono esposti per questa battaglia; sarebbe un chiaro segnale per la rappresentanza se giovedì non si presentassero al Miur”. 
 

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