Pnrr, Bernini mette una pezza sul bando dell’ex ministra Messa per 7.500 posti letto evitando la perdita dei fondi europei

Il pasticcio era avvenuto con la pubblicazione in estate del bando per le residenze universitarie che escludeva i privati. Esito: mancano mille posti letto

C’è stato l’accordo con la Commissione europea e il governo, riguardo la spesa dei 960 milioni di euro previsti per l’edilizia universitaria, che ha evitato di perdere 150 mln e 1000 posti letto per gli studenti. Con un decreto firmato il 2 dicembre la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ha spostato la scadenza dell’assegnazione ai beneficiari, prevista per il 31 dicembre, al 28 febbraio; all’interno del decreto ministeriale, infatti, la scadenza che prima era del 20 dicembre viene protratta per il 28 di questo mese con l’obiettivo considerato raggiunto con le sole manifestazioni di interesse, senza approvazione che verrà fatta ex post.

Il bando flop

Il pasticcio ha origine in estate, quando il ministero dell’ex ministra Maria Cristina Messa pubblica un bando che esclude i privati dalla partecipazione. Al 24 novembre erano pervenute richieste di finanziamento per 7.122 posti, per un ammontare di risorse pari a 226,4 milioni, e ne sono state ammesse solo 4.478, per un valore di 150 milioni di euro. A questi posti ne vanno aggiunti altri 2.084 finanziati con risorse nazionali, già assegnati, che portano il totale a 6.562. Mancavano quindi 1000 posti letto.

Lacuna a cui lo stesso ministero ha dovuto mettere una pezza qualche settimana dopo, il 15 settembre, quando è stato emanato un altro decreto, il 1089, che ha aperto a soggetti privati. Poi, con il decreto Aiuti Ter del 23 settembre, è stato riformato il sistema di finanziamento degli alloggi universitari stabilito dalla legge 338 del 2000, prevedendo la possibilità che a partecipare ai bandi, e quindi a ottenere le risorse stanziate dallo Stato, siano anche “imprese”, “operatori economici” e “altri soggetti privati” a cui verranno riconosciute importanti agevolazioni fiscali. Lo stesso provvedimento ha poi istituito il “Fondo per l’housing universitario” nel quale sono confluiti i 660 milioni di euro che il Pnrr assegna agli alloggi universitari (tolti i 300 milioni già utilizzati) e che servirà da base per la realizzazione delle residenze.

I fondi del Pnrr

Il Pnrr stanzia complessivamente 960 milioni di euro (per il 40% destinati al Sud) per triplicare i posti letto disponibili per gli studenti fuori sede, portandoli dagli attuali 40mila a 105.500 entro il 2026. Si tratta della riforma 1.7 della Missione 4 che prevede anche la revisione della normativa sugli alloggi universitari, ovvero la legge 338/2000, e che mira a incentivare la realizzazione di nuove strutture attraverso la copertura anticipata, da parte del ministero dell’Università (Mur), dei costi di gestione dei primi tre anni. La scadenza concordata con la Commissione Ue prevedeva, in origine, che entro il 31 dicembre di quest’anno 7.500 posti letto fossero completati e assegnati agli studenti.

Con il decreto 1046 del 26 agosto scorso il ministero aveva messo a disposizione 300 milioni (la prima tranche) destinati a coprire fino al 75% del costo totale per l’acquisto di immobili o la stipula di contratti di locazione a lungo termine. Era stato inoltre fissato un termine ancora più stringente di quello europeo del 31 dicembre, ovvero il 20 dicembre, data entro la quale avrebbero dovuto essere individuati nelle graduatorie i beneficiari.

L’accordo con l’Europa

Dopo l’insediamento del governo Meloni, leggendo gli incartametni, lo staff della nuova ministra si è accorto che per centrare la scadenza Ue del 31 dicembre sarebbero serviti quasi altri mille posti che era impossibile reperire in tempi così brevi. Il 2 dicembre il ministero ha emanato un altro decreto con cui è andato a caccia dei mille alloggi mancanti, armato dei quasi 150 milioni di euro avanzati dal bando precedente, rinviando, al tempo stesso, la scadenza. In questo modo, nonostante lo sforamento rispetto a quanto previsto inizialmente, l’obiettivo, con il beneplacito di Bruxelles, sarà centrato. A seguito di un’interlocuzione con la Commissione Ue, infatti, si è concordato che, per rispettare il target di fine anno stabilito dal Pnrr, sarà sufficiente ricevere le manifestazioni di interesse, aperte il 5 dicembre, entro il 28 dicembre. Insomma, la procedura sarà considerata chiusa anche senza l’assegnazione dei posti letto ai beneficiari, che slitta al 28 febbraio.

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