Tangenti al Miur, richiesto rinvio a giudizio per Giovanna Boda: “Venduta per una baita in montagna e biscotti Krumiri”

Oltre 3,2 milioni per aggiudicarsi appalti da 23 milioni di euro. Il pm Carlo Villani ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti dell’ex capo del Dipartimento risorse umane del Ministero dell’Istruzione, di Federico Bianchi di Castel Bianco e di altre 7 persone. Udienza preliminare il 14 febbraio

L’ex dirigente del Ministero dell’Istruzione Giovanna Boda è stata rinviata a giudizio insieme al suo presunto corruttore, Federico Bianchi di Castel Bianco e di altre sette persone dal pm Carlo Villani. Altre sei persone hanno chiesto di patteggiare la loro pena. I rapporti opachi interni al Ministero “dipingono un quadro piuttosto desolante nel quale la sfera pubblica si intreccia con quella privata, dove gli interessi privati di Bianchi di Castelbianco prevalgono su quelli pubblici, declassando il Dipartimento diretto da Giovanna Boda a dependance degli uffici delle società dirette e controllate da Bianchi di Castelbianco”, aveva già spiegato il gip.

Boda, ex enfant prodige delle associazioni studentesche cattoliche, si sarebbe venduta per oltre 3,2 milioni di euro in tangenti di vario tipo che l’ex editore dell’agenzia di stampa Dire, Federico Bianchi di Castel Bianco, avrebbe pagato per aggiudicarsi appalti per 23 milioni di euro. Tra gli altri: una baita da centinaglia di migliaia di euro, loezioni di sci, autisti personali, serigrafie e perfino un’intera fornitura di biscotti Krumiri di cui l’ex manager del Miur andava probabilmente ghiotta.

La prima udienza preliminare si terrà il prossimo 14 febbraio tra le aule del tribunale di piazzale Clodio. Una macchina ben oliata che vede tra gli indagati anche un ex collaboratore del ministro dell’Istruzione del governo Draghi, Patrizio Bianchi, totalmente estraneo alle indagini. Secondo i pm Castel Bianco faceva il bello e il cattivo tempo nel Dipartimento di Boda. “L’imprenditore era divenuto nel corso degli ultimi anni il dominus delle iniziative progettuali in ambito scolastico assunte dal Ministero dell’Istruzione grazie alla magica commistione dei ruoli e funzioni da costui ricoperte”. Partecipava alle riunioni sui finanziamenti alle scuole e otteneva in anticipo le informazioni. Leggeva le bozze dei bandi in anteprima e aveva anche la possibilità di modificarle. Così si sarebbe aggiudicato circa 23 milioni di euro oliando gli ingranaggi giusti. 

Chi è Giovanna Boda?

Quarantasette anni, prima dell’inchiesta, è stata una dirigente di successo del ministero dell’Istruzione. Laureata in Psicologia alla Sapienza e con un dottorato a Padova, è originaria di Casale Monferrato, dove la mamma è stata primo cittadino. Molto attiva sui temi della disabilità e dell’inclusione, ha curato la scuola in ospedale per i bambini malati. Prima dell’inchiesta della procura, ad aprile del 2021, stava lavorando al tavolo per l’apertura delle scuole durante l’estate per i recuperi degli studenti costretti alla Dad per quasi tutto l’anno a causa della Pandemia.

Poco dopo lo scoppio dello scandalo il 14 aprile del 2021, a metà pomeriggio, dopo un incontro nello studio del suo avvocato, si lanciò dalla finestra del secondo piano nel cortile del palazzo di Piazza della Libertà che ospita lo studio legale dell’ex ministra Paola Severino, fu ricoverata in gravissime condizioni al Gemelli rimanendo per mesi costretta a letto senza poter camminare.

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