Per un’Università competitiva, l’Arel chiede: “Meno potere all’Anvur, più competenze tecniche al Miur”

anvur e miur

Mo D’A

Quanto è “europea” l’università italiana? Per rispondere a questa domanda, si deve riconoscere che per troppo tempo l’Unione europea è entrata nel discorso pubblico italiano solo per i parametri economico-finanziari, senza prestare sufficiente attenzione agli investimenti in istruzione e ricerca, fondamentali per la crescita delle società avanzate.

“Il costo dell’ignoranza. L’Universià italiana e la sfida Europa 2020”, è un volume curato da diversi autori e presentato ieri presso il Miur alla presenza del ministro Maria Chiara Carrozza.

A parlare del volume l’ex numero uno di Arel, agenzia di Ricerca nazionale, Nino Andreatta che ha introdotto la presentazione tinteggiando un quadro abbastanza fosco della situazione italiana attuale. Andreatta ha ribadito che in Italia cresce il numero degli iscritti all’università, ma la crisi attuale sta sgonfiando questi numeri. Inoltre  il numero dei laureati non cresce e resta inferiore rispetto a quello dei paesi competitori. “C’è sproporzione – spiega Andreatta – perché investiamo meno degli altri paesi sull’università e l’Italia resta sotto la media Ocse”. Sarebbero le famiglie gli unici ammortizzatori, i genitori a farsi carico degli studi dei figli.

Questo anche perché paradossalmente l’Italia è un paese che dà poco valore ala laurea, un Paese nel quale i laureati con un’ età compresa tra i 55 ed i 60 anni, guadagno cifre irraggiungibili da un neo laureato. Fenomeno questo che ci colloca al penultimo posto della classifica Ocse. L’unico dato positivo che emerge dai rapporti ai quali si è ispirato il libro, è la fiducia dei genitori nell’internazionalizzazione. Negli ultimi anni sempre più ragazzi decidono di andare a studiare all’estero certi di poter raccogliere con meno difficoltà i frutti del loro studio. Di fronte a questo stato di cose, il volume avanza alcune proposte.

Ad elencarle, Giliberto Capaldo, uno degli autori del manuale. Gli esperti chiedono finanziamenti più massicci da ripartire per  un terzo all’università, un terzo all’edilizia, un terzo al diritto allo studio. Soprattutto chiedono un ridimensionamento delle competenze Anvur che allo stato, avrebbe troppi poteri. Contestualmente andrebbero migliorate le competenze tecniche del ministero dell’Istruzione e rivisitare quelle riforme che negli ultimi anni hanno fatto registrare un distacco tra gli studenti e le loro motivazioni. “Investire sulla formazione dei giovani, significa gettare le basi per la crescita del Paese, significa allinearsi ai Paesi Ocse ed affermarsi come potenza che continua a produrre eccellenze e a metterle a frutto”.

La piattaforma di riferimento del libro resta la Strategia 2020 dell’Unione europea, che considera l’università come motore dello sviluppo economico e sociale. Nei contributi degli autori, si affrontano gli obiettivi e la performance dell’università italiana in una prospettiva comparata rispetto alle best-practices europee, con un’analisi del percorso di implementazione della riforma da parte degli atenei e l’inserimento nel sistema italiano di meccanismi di valutazione come strumento centrale di governo del sistema, dalla programmazione alla ripartizione delle risorse, mettendo insieme l’esigenza della coesione e quella della competizione. Si svolge, infine, un’analisi sulle diverse dimensioni della mobilità e sul diritto allo studio, sia in una comparazione con la media europea che nelle nuove dinamiche di collaborazione tra settore pubblico e settore privato.Le proposte avanzate durante la presentazione hanno incontrato il favore del Ministro che continua a porre al centro della sua agenda politica investimenti a sostegno dell’istruzione e riforme per assicurare garanzie agli operatori del settore, come gli insegnanti ai quali va data la possibilità di uscire dal sommerso e dalla precarietà.

 

 

 

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