Per arrestare la fuga di cervelli dall’Italia, il decreto Sostegni-bis ha istituito il Fondo italiano per la scienza che erogherà riconoscimenti a ricercatori junior e senior sul modello già seguito dall’European research center. A disposizione, con il primo bando, ci sono 50 milioni di euro. Una dote che dal 2022 crescerà a 150, in attesa dei 600 milioni che sono stati individuati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Tra il 2014 e il 2020 – come riporta oggi il Sole 24 Ore – su 7.803 contratti di ricerca (per un valore di 13,3 miliardi), 504 (per un corrispettivo di 672,8 milioni) sono stati quelli che hanno interessato direttamente l’Italia, ovvero il 6,4 per cento. Ma se passiamo alla nazionalità degli scienziati premiati il nostro peso specifico aumenta: 829 ricercatori italiani vincitori su 8.639 complessivi (cioè il 9,5 per cento). Di questi però solo 384 sono rimasti o hanno deciso di tornare nel nostro Paese, gli altri hanno optato per l’estero. Un fenomeno che va avanti da anni e che neanche la pandemia ha frenato.
Adesso si cerca di invertire la rotta con il Fondo italiano per la scienza (Fis) di 50 milioni complessivi: i primi 20 milioni finanzieranno i progetti di ricerca presentati da ricercatori emergenti (i cosiddetti starting grant) e ogni contratto potrà valere al massimo 1 milione di euro in conto capitale; per partecipare servirà un titolo di dottore di ricerca conseguito da non meno di 2 anne e da non più di 10 e un curriculum qualificato.
Gli altri 30 milioni premieranno gli advanced grant: idee di studiosi affermati, con un capo progetto attivo nella ricerca da almeno un decennio, un’età non superiore ai 65 anni e un background di pubblicazioni e interventi di tutto rispetto. Per partecipare, in entrambi i casi, c’è tempo dal 26 ottobre al 27 dicembre.
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