“No alla scuola-gabbia”, proteste in un istituto romano dopo il trasferimenti di 90 studenti

Durante la protesta sono intervenuti anche alcuni genitori, che hanno ribadito la necessità di creare una scuola inclusiva, perché “si può insegnare tutto a tutti”.

“No alla scuola-gabbia”, sono le scritte sugli striscioni degli studenti che questa mattina hanno protestato di fronte al liceo classico Albertelli di Roma denunciando il non supporto agli studenti “fragili” da parte del corpo insegnante.

Prima di loro erano stati i loro genitori a denunciare la vicenda, alcune di queste storie sono state raccolte al giornale Repubblica. Come quella di Maria (nome di fantasia), 16enne con disturbi d’ansia, depressivo e dell’alimentazione che al quarto anno è stata costretta a cambiare istituto: nonostante le diagnosi consegnate nelle mani dei docenti e tre ricoveri al Bambino Gesù, dal liceo non sono stati in grado di supportarla nello studio. Troppa “pressione rispetto alle prestazione scolastiche”, è stata la valutazione dei medici. A richiedere e ottenere il nulla osta per il trasferimento, nell’ultimo anno, secondo quanto riferito dalla scuola alle famiglie, sono stati circa 90 tra studenti e studentesse, diversi dei quali con fragilità di vario genere.

La “scuola-gabbia”

“I professori dovrebbero essere nostri educatori e figure di riferimento, non persone di cui avere paura – spiegano dalla componente del collettivo Osa della scuola – questo è un modello di Scuola che viviamo come una gabbia, oppressiva e che ci toglie l’aria, che ci impedisce di crescere e vivere serenamente e che ci causa solo ansia e problemi psicologici”. I giovani puntano anche il dito contro il governo, reo di aver “represso le lotte studentesche, anziché ascoltare disagi e rabbia”. Durante la protesta sono intervenuti anche alcuni genitori, che hanno ribadito la necessità di creare una scuola inclusiva, perché “si può insegnare tutto a tutti”.

“Mio figlio – racconta un genitore a Corriereuniv – ha sempre avuto un buon rendimento scolastico. Al primo e secondo anno ha fatto un brutto incontro: una professoressa inadeguata, aggressiva, che non consentiva ai ragazzi di andare in bagno, portando come esempio la sua resistenza durante un ricovero in ospedale”. A causa della docente, stando al racconto del genitore, il giovane ha poi “avuto bisogno di andare dallo psicologo. Ha distrutto la sua autostima che a 14 anni era in formazione. Non è stato facile ricostruire la serenità di mio figlio ed è inaccettabile per noi che la causa sia stata proprio chi doveva contribuire ad accrescere la sua autostima. Una scuola demolitiva e frustrante”.

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