Mini-guida per la didattica a distanza in collaborazione tra MIUR e Garante per l'Infanzia e l'Adolescenza

Disponibile sul sito del ministero una mini-guida per la didattica a distanza realizzata in collaborazione con il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. Strumenti e spunti per supportare i docenti nell’educazione a distanza nel rispetto dei diritti dei minori.

Cari dirigenti e cari docenti,
questo è certamente un momento delicato per tutti, che richiede uno sforzo e un impegno anche maggiori rispetto al lavoro che quotidianamente svolgete nelle aule scolastiche. Siamo infatti consapevoli della grande difficoltà che state affrontando nel fronteggiare i cambiamenti dettati dall’emergenza sanitaria e, contemporaneamente, nel gestire l’ansia e le paure che pure abitano in ciascuno di noi.
Nonostante ciò, tutti stiamo cercando di dare un ritmo quotidiano alle attività e di rassicurare le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi che, insieme a voi, alle famiglie e a tutto il personale, costituiscono la comunità scolastica.

Il Ministero dell’Istruzione e l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza vi esprimono tutta la loro vicinanza. Con questa mini-guida che vi inviamo, al di là delle azioni che sicuramente molti di voi già stanno mettendo in atto, vogliamo offrirvi un supporto metodologico-pratico su come aiutare i bambini e i ragazzi ad affrontare l’emergenza, partendo dalla tutela dei diritti che sono loro riconosciuti dalla Convenzione ONU del 1989.

Già il Ministero dell’Istruzione è intervenuto con il “Manifesto della scuola che non si ferma”, enucleando in sei essenziali punti – Crescita, Comunità, Responsabilità, Sistema, Rete e Innovazione – i principi che devono ispirare il lavoro di quanti costituiscono oggi la comunità educativa. L’assunto di partenza è che in questo momento di grande difficoltà, nuovo per tutti e difficile da affrontare, è importante restituire ai bambini e ai ragazzi un senso di tranquillità e di sicurezza, non edulcorando la realtà, ma dando loro informazioni chiare e semplici. Al fine di proteggerli e al tempo stesso di educarli al cambiamento e di responsabilizzarli, in modo che ognuno possa fare la propria parte. L’emergenza coronavirus ha caratteristiche nuove e, oltre a coinvolgere la sfera sanitaria, colpisce la sfera psicologica ed emotiva di tutti, anche delle persone di minore età, con conseguenze negative soprattutto per i più fragili. L’obiettivo, in questo momento di veri e propri stravolgimenti, è certamente quello di non sconvolgere totalmente i ritmi della loro quotidianità, ma anche quello di educare i bambini e i ragazzi a rispondere flessibilmente ai cambiamenti, adattandovisi e traendo da essi la capacità di dare risposte creative e innovative. In tal modo l’emergenza sanitaria sarà stata l’occasione per dare a tutti una possibilità di apprendimento: imparare che è possibile trarre insegnamento anche dalle difficoltà, trasformando un momento di crisi in risorsa. La mini-guida prende spunto dalle tante domande poste direttamente dai bambini e dai ragazzi e dalle diverse situazioni in cui possono trovarsi in questi giorni. L’auspicio è quello di poter mantenere una continuità a garanzia del benessere delle persone di minore età, consolidando lo spirito dell’intera comunità scolastica che, mai come in questo momento,
si pone come comunità che educa. Al rispetto delle regole. Alla responsabilità. Al cambiamento. Alla resilienza.

E se i miei compagni non hanno il computer? Se non hanno internet? Chi aiuta il mio compagno con disabilità?

L’articolo 2 della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sancisce il principio di uguaglianza: tutti i bambini e i ragazzi sono uguali, a prescindere dalla loro condizione personale e sociale.
Uno dei punti del “Manifesto della scuola che non si ferma” del Ministero dell’Istruzione, richiama il principio della responsabilità, affermando che “il rapporto educativo si fonda sulla fiducia e sulla corresponsabilità. Per questo, insieme, ci attiviamo, in presenza o a distanza, con modalità differenti per raggiungere tutti, con modi e tempi adatti a ciascuno. Nessuno deve rimanere indietro”. L’esortazione da proporre alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi, potrebbe essere quella di trovare un modo innovativo per cercare di affrontare la situazione, in attesa degli aiuti che stanno arrivando dallo Stato. Un modo che, nel rispetto delle regole, metta in moto la solidarietà, la creatività e la capacità di trovare soluzioni semplici a problemi complessi.
Suggerimenti di attività pratiche
• Rassicurare i bambini e i ragazzi. Gli aiuti dallo Stato e dalle scuole stanno arrivando. E nel frattempo, per chi non ha il computer o ne ha uno solo da condividere con altri fratelli o sorelle (o con i genitori che lavorano da casa), si possono prevedere piani di studio da realizzare in orari differiti da quelli della famiglia. Oppure è possibile chiamare al telefono gli alunni che non possono seguire la didattica a distanza, anche invitando alcuni studenti a condividere con i compagni i loro appunti. È importante impegnare tutti in attività didattiche che fungano da stimolo e incoraggiamento, che
non li facciano sentire soli e che mettano in moto la mente e la creatività.
• Realizzare video conferenze dedicate ai bambini e ai ragazzi con disabilità che coinvolgano l’intera classe o parte di essa e che siano tenute da tutto il team docenti o dal consiglio di classe, in modo da veicolare messaggi incoraggianti e far sentire la propria vicinanza alle famiglie, ai bambini e ai ragazzi.
• Organizzare attività a partire dal racconto di una storia, dall’ascolto di brani musicali, dalla realizzazione di piccoli manufatti che possano dare rassicurazioni. Alcune attività, infatti, rappresentano in primo luogo occasioni per stare insieme e assolvono a una funzione di “normalizzazione” rispetto ai compiti quotidiani della vita.

Tutti questi cambiamenti mi disorientano, ma ho imparato che possono essere anche una opportunità

L’articolo 28 della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sancisce il diritto di ogni bambino e di ogni ragazzo a essere istruito ed educato, stabilisce che l’insegnamento primario è obbligatorio e gratuito e incoraggia l’organizzazione di varie forme di insegnamento secondario. Il “Manifesto della scuola che non si ferma” del Ministero dell’Istruzione, nel punto relativo all’Innovazione attualizza questo diritto sostenendo “che le metodologie innovative – in presenza e a distanza – rappresentino una risorsa irrinunciabile. La formazione è una tappa imprescindibile del nostro cammino. Siamo pronti a metterci in gioco e in discussione, con professionalità e sacrificio”. La nuova esperienza formativa rappresenta per tutti un grande cambiamento, con il quale siamo costretti a misurarci, senza neanche aver fatto delle “prove tecniche”. Per evitare di farci travolgere dal cambiamento repentino, sarebbe importante condividere con i bambini e i ragazzi il percorso da realizzare insieme in maniera graduale e costante, in modo da consentire loro di adattarsi al cambiamento, apprezzandone gli aspetti positivi. È possibile, così, apprendere una lezione di vita: ciò che fa crescere non sono le abitudini, ma i cambiamenti, soprattutto quelli inaspettati, capaci di offrirci una nuova visione del mondo e un modo creativo e adattivo di affrontare la situazione, aumentando la forza interiore e le capacità di resilienza.
Suggerimenti di attività pratiche
• Proporre ai bambini e ai ragazzi, secondo l’età e il grado di maturità, riflessioni sulla nuova esperienza formativa, aiutandoli a mentalizzare le opportunità di apprendimento offerte dalla nuova condizione e dalla metodologia innovativa.
• Proporre ai più piccoli un’ attività grafica, anche a partire da un dipinto.
• Proporre ai ragazzi delle scuole secondarie di primo grado un’attività di scrittura a elenco argomentato dal titolo “Ho imparato”.
• Proporre ai ragazzi della scuola secondaria di secondo grado una riflessione SWOT (Strengths: punti di forza; Weaknesses: punti di debolezza; Opportunities: opportunità; Threats: minacce). Ma sempre con “leggerezza”.

Quello che sta accadendo mi preoccupa e io ho diritto a essere informato

L’articolo 13 della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sancisce il diritto delle persone di minore età alla libertà di espressione, connessa a quella di ricercare e di ricevere informazioni, mentre gli articoli 6 e 24 riconoscono loro, rispettivamente, il diritto alla vita e quello di godere del miglior stato di salute possibile. È importante parlare ai bambini e ai ragazzi dell’emergenza sanitaria che sta coinvolgendo il nostro paese e il mondo intero, utilizzando un linguaggio semplice e adeguato alla loro capacità cognitiva ed emotiva. I bambini e i ragazzi hanno il diritto di essere informati e i contenuti dell’informazione devono essere chiari e corretti. Gli obiettivi sono molteplici: proteggere loro e gli altri dal contagio, educarli e responsabilizzarli al rispetto delle regole, sensibilizzarli rispetto alle persone anziane e vulnerabili. Ma l’informazione ha anche un obiettivo e un contenuto di rassicurazione, perché è importante veicolare un messaggio positivo che riesca a contenere ansie e paure.
Suggerimenti di attività pratiche
• Fornire informazioni, secondo l’età e il grado di maturità dei destinatari, proponendo la visione di video educativi (a fumetti per i più piccoli) e/o un collegamento con un esperto del settore che dialoghi con l’aula.
• Proporre di scrivere filastrocche o inventare storie, attraverso una attività denominata “Le parole a cascata”, che parta da un brainstorming o dalla lettura di una fiaba
• Proporre di scrivere lettere e cartoline per i nonni, le persone anziane e sole, i bambini nelle case famiglia e nei campi rom, avendo riguardo, tuttavia, a non urtare le sensibilità, in relazione a specifiche situazioni personali e familiari.
• Proporre una lettura in chiave critica dei dati ufficiali provenienti da fonti accreditate (Istituto superiore di sanità, Protezione civile, ecc.) collegandola ad esempio anche alle lezioni di matematica o di statistica. Proporre una lettura in chiave critica delle informazioni fornite dai media, facendo attenzione a non allarmare i ragazzi, ma a rassicurarli.
• Richiedere la costruzione di video tutorial o l’elaborazione di cartoni animati per contribuire alla diffusione delle informazioni ai loro coetanei o ai più piccini.

A volte ho l’impressione che nessuno si preoccupi di quello che penso.
Vorrei essere più ascoltato. Cosa posso fare?

Il diritto all’ascolto e alla partecipazione dei bambini e dei ragazzi, sancito dall’articolo 12 della Convenzione, ne rappresenta la parte più innovativa. L’ascolto dei bambini e dei ragazzi deve essere assicurato in tutti gli ambienti di vita dei minorenni, dalla famiglia, alla scuola, ai luoghi aggregativi. A tal riguardo bisogna offrire loro informazioni chiare e precise e soprattutto alla loro portata affinché riescano a partecipare attivamente, offrendo il loro contributo al processo di sviluppo del paese. La comunità educante – adulti, genitori, insegnanti, educatori – è chiamata a mettersi in ascolto dei bambini e dei ragazzi, in modo che questi si sentano ascoltati e imparino ad ascoltare. I bambini e i ragazzi devono essere incoraggiati a esprimersi in maniera spontanea, dando voce ai loro tanti perché, ai propri dubbi, alle difficoltà, alle paure, alle ansie. Questo significa creare le condizioni per l’ascolto e la partecipazione: un ambiente, anche telematico, in cui è possibile interagire, pur all’interno di un contesto di regole, costruite insieme. La partecipazione dei bambini e dei ragazzi dovrebbe rispondere ad alcune caratteristiche: avere un obiettivo definito e condiviso; essere attiva, orizzontale e circolare, in modo che tutti abbiano
l’opportunità di esprimere la propria opinione; avere un feed-back di ritorno, in modo che i bambini e i ragazzi possano apprendere dall’esperienza e si sentano valorizzati.
Suggerimenti di attività pratiche
• Proporre l’ora dell’ascolto: dedicare almeno un’ora di collegamento alla settimana all’ascolto dei dubbi e delle paure di bambini e di ragazzi. Affrontare dubbi e paure anche con l’aiuto di un esperto.
• Aiutare i bambini e i ragazzi a focalizzarsi sugli aspetti positivi della situazione, invitandoli a lasciare traccia (scrittura, disegno, poesia, cucina, canzone, pittura, musica, ecc.) di quanto appreso da questa nuova esperienza.
• Invitare i bambini e i ragazzi a fare delle proposte sull’organizzazione della didattica (temi da affrontare, compiti da svolgere, con quali modalità, anche di valutazione) e ove fattibili, rendersi disponibili a realizzarli.
• Proporre la realizzazione di una piattaforma di partecipazione in cui ogni ragazzo possa fare delle proposte.
• Stimolare tutti gli allievi, soprattutto quelli in maggiore difficoltà o apparentemente meno attivi, assegnando a ognuno un ruolo e coinvolgendo eventualmente anche le famiglie o gli altri adulti di riferimento.
• Fare sempre una restituzione rispetto alle proposte dei ragazzi, anche se negativa, motivandone la non fattibilità.

Non mollare, insieme ce la faremo!

L’articolo 27 della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza sancisce il diritto all’educazione e allo sviluppo della personalità. Il “Manifesto della scuola che non si ferma” del Ministero dell’Istruzione, nel punto relativo alla Crescita afferma che “la scuola è il luogo in cui crescere sani, responsabili, competenti. È un ambiente di apprendimento che facilita la relazione educativa, la condivisione, il piacere di conoscere, la creatività e il benessere…” Da questo punto di vista siamo tutti chiamati, soprattutto in un momento così delicato come quello che stiamo vivendo, a dare risposte educative in quanto comunità che educa. Anche per questo il manifesto del MI dice “Si cresce tutti, insieme: ragazzi e adulti”. Educare significa aiutare i bambini e i ragazzi, qualunque sia la loro condizione, a esprimere al meglio le loro attitudini e le loro potenzialità, sviluppando in tal modo, in maniera unica e irripetibile, la
propria personalità. Educare significa aiutare a mettere a fuoco ciascuno il proprio talento, potenziare la capacità di trovare soluzioni ai problemi, aiutare a sviluppare un pensiero positivo, ad avere sogni e a mettere in campo tutte le risorse per realizzarli. Ai bambini e ai ragazzi vanno proposti compiti con diversi gradi di difficoltà partendo ovviamente dal livello più basso, in modo che il bambino possa iniziare con un successo. Accumulare piccole conquiste motiva il bambino a mettersi alla prova, ad affrontare gli ostacoli che ha di fronte, perché ha sviluppato quell’abilità di problem solving di cui tanto si parla. L’educazione è anche reciprocità, è solidarietà, sviluppo delle capacità di lavorare in gruppo e di parlare in pubblico, esprimendo la propria opinione. Educazione è relazione. La relazione con gli altri ha un ruolo centrale nella costruzione dell’identità e della personalità e il non poter crescere insieme ai propri compagni può essere causa di disagio per gli studenti che in questo momento non possono frequentare. La scuola e la comunità educante chiedono di formare bambini e ragazzi che siano sì competenti, ma che siano soprattutto pieni di umanità, capaci di donarsi nella reciprocità. Per questo l’invito ai docenti, ai dirigenti, ai bambini, ai ragazzi e alle famiglie è quello di “Non mollare”, perché si cresce insieme e perché ognuno deve fare la propria parte. Ma educare significa anche rispettare i tempi e i ritmi dei bambini e dei ragazzi, senza riempirli di compiti e valutazioni, ma utilizzando la metodologia della gradualità, a piccoli passi, ponendosi obiettivi sostenibili nella giornata, seppur stimolanti e coinvolgenti. In tal modo viene garantito anche un altro diritto sancito dall’articolo 31 della Convenzione, ovvero il diritto al gioco e al tempo libero, a dedicarsi alle attività ricreative, culturali e artistiche proprie dell’età.
Suggerimenti di attività pratiche
• Alternare sessioni didattiche con momenti più prettamente ludici e giocosi, adatti all’età e al grado di maturità della classe, proponendo attività creative, giochi e attività di allenamento della mente (cruciverba, fumetti, letture di libri, filastrocche sul coronavirus o per lavarsi le mani ecc.).
• Educare i bambini e i ragazzi a sviluppare pensieri positivi, chiedendo loro di inventare favole a lieto fine o prospettando situazioni-tipo per le quali devono ricercare soluzioni pratiche.
• Dare ai bambini e ai ragazzi un appuntamento fisso, in modo da mantenere la continuità didattica ed educativa, secondo un ritmo quotidiano.
• Proporre attività per piccoli gruppi (a distanza).
• Inventarsi qualcosa di nuovo: ripensare alla cosa più bella fatta ogni giorno e scriverla o disegnarla; registrare e condividere le cose fatte durante la giornata; chiedere di mandare un audio, un video o una foto di un lavoro che gli è piaciuto realizzare.
• Favorire l’educazione motoria, attraverso video tutorial, al motto di “Svagarsi tutti, nessuno escluso!”.
• Proporre brani musicali da ascoltare, cantare, suonare e, a seguire, fare una narrazione sulle emozioni.
• E anche: semplificare anziché complicare. Lasciamo più di una volta a settimana uno spazio neutro e libero, uno spazio in cui diamo la possibilità alla noia di sorprendere i bambini e i ragazzi inattivi, perché è in questo limbo che l’intelligenza si mette in moto e la creatività ha il sopravvento.

Collaboriamo?

L’unione fa la forza
Cari dirigenti e cari docenti, adesso tocca a voi. Ma non siete soli. Si tratta di un’emergenza sanitaria, ma non solo: quella che stiamo affrontando è una crisi sociale, economica, culturale. Abbiamo un compito etico e abbiamo reciprocamente un patto di fiducia che deve essere la forza che ci sostiene e orienta in questo percorso accidentato. Anche noi, del Ministero dell’Istruzione e dell’ufficio dell’Autorità garante, abbiamo il dovere di metterci in ascolto dei vostri dubbi, delle vostre ansie, dei vostri perché e delle vostre proposte. Ecco perché vi chiediamo di raccontarci le vostre attività, i giochi che allenano la mente, gli argomenti che avete approfondito con metodologie innovative, le pratiche che avete sperimentato con successo, in modo che possano diventare patrimonio condiviso della comunità educante nello spirito di collaborazione, fiducia reciproca e responsabilità che ci guida. Potrete inviare i vostri materiali al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected]. È importante tranquillizzare i bambini e i ragazzi e trasmettere il messaggio che l’imprevedibile esiste e che insieme è possibile ricercare e creare soluzioni, nuovi equilibri e risposte. I bambini hanno bisogno di punti di riferimento, di chiarezza e di trasparenza. In fondo lo sappiamo tutti e la storia ce lo insegna: dalle crisi si esce se ognuno fa la sua parte. Facciamo sì che possano crederci anche i bambini che sono all’inizio della loro storia.
Buon lavoro a tutti noi

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