Medicina, avviato tavolo per definire nuovi criteri al numero chiuso. Bernini: “Determinati a trovare soluzioni in tempi rapidi”

“Aperti all’ascolto di tutte le parti interessate”, ha affermato il ministro che deve fare i conti con la carenza dei medici negli ospedali

Si è tenuta ieri nella sede del Ministero dell’Università e della Ricerca la prima riunione del gruppo di lavoro che definirà i nuovi criteri per un accesso sostenibile a Medicina e alle Scuole di specializzazione. Nel corso dell’incontro, al quale ha partecipato anche il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, è stata ribadita la necessità di un approccio “evidence based”, fondato su dati reali relativi al fabbisogno di medici e specializzati in un’ottica di lungo periodo. L’obiettivo è coniugare le necessità del sistema-Paese con il mantenimento di standard formativi qualitativamente elevati.

Oggi avviamo un percorso importante, i temi da affrontare sono tanti e lo faremo anche aprendoci all’ascolto di tutte le parti interessate. Ma siamo determinati a trovare ragionevoli possibili soluzioni in tempi rapidi, per coniugare le esigenze del presente con i bisogni del futuro”, ha detto al termine dei lavori il Ministro Bernini.

Medici: “Abolire tetto di spesa su personale”

Ma il problema dei medici va oltre la formazione: le aziende sanitarie non possono assumer come vorrebbero. Ieri c’è stato un incontrato tra il Cida, la Confederazione cui aderisce il sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed, e il ministro della Salute Orazio Schillaci e le parti sociali. Numerosi i temi affrontati, ma la richiesta principale avanzata al ministro è stata l’abolizione del tetto di spesa sul personale.

“Un vincolo anacronistico che in molte aziende ospedaliere limita fortemente le assunzioni – dichiara Teresa Lavanga, direttrice di Cida – rendendo dunque impossibile risolvere le gravi carenze di personale sanitario e costringendo Istituzioni e ospedali a ricorrere a soluzioni tampone: cooperative, gettonisti, pensionati o stranieri mettono seriamente a rischio la sicurezza delle cure”.

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