Lo studio annuale dell’OCSE presentato lo scorso 15 settembre dal titolo: Education at a Glance, non dice nulla di nuovo. O meglio, nulla di quanto già noto agli addetti ai lavori. La ricerca, relativa per lo più ai paesi comunitari, prende in esame quattro macro aree: 1)Il risultato delle strutture di insegnamento e impatto dell’apprendimento; 2) Le risorse finanziarie e umane investite nei sistemi di istruzione; 3) L’accesso all’educazione, partecipazione e progresso; 4) Gli spazi di apprendimento e l’organizzazione scolastica delle classi. Dall’analisi dei testi viene la conferma del permanere dello stato difficoltà del nostro paese e dei soliti primati negativi. Così aumentano i NEET(ragazzi che non studiano, non lavorano, non cercano), diminuiscono le immatricolazioni negli atenei così come le borse di studio. Italia sempre in fondo quando si parla di numero di laureati in funzione della popolazione e la disoccupazione giovanile più o meno stabile intorno al 40%. Nessun passo in avanti negli investimenti per l’istruzione con un rapporto al Pil lontano dalla media europea e dai principali paesi competitor.
Il Governo, forse anche per dare una tempestiva risposta alla problematica, sta pensando, secondo quanto riportato dal sole 24 ore, ad uno “Student act”: un pacchetto di iniziative rivolte ai giovani con l’obiettivo di invertire la tendenza. Si tratterebbe in sostanza del rinnovo del bonus cultura, quello da 500 euro per i diciottenni che li investono in libri, cinema, eventi culturali, teatro ed altro. Cinquanta milioni di euro invece verrebbero messi sul diritto allo studio. Una no tax area per favorire le iscrizioni universitarie, ed altre iniziative come super borse di studio per ragazzi talentuosi e bisognosi allo stesso tempo; premi per dipartimenti universitari che si distinguessero nelle loro attività di didattica e ricerca(la valutazione di queste eccellenze spetterebbe all’Anvur).
Le risposte dal mondo giovanile alle proposte messe in campo, non sono tardate ad arrivare, in particolare con Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli universitari:“E’ apprezzabile la volontà del governo di intervenire su un sistema universitario sempre più al collasso, ma riteniamo che gli interventi finora trapelati siano troppo timidi: si tratta infatti di misure completamente insufficienti, che non tengono conto di come in Italia sia necessario un intervento strutturale nel diritto allo studio che permetta a tutti quegli studenti che rimangono esclusi dai più alti gradi di istruzione di potervi accedere. Cinquanta milioni nel fondo integrativo statale non bastano: abbiamo denunciato più volte come siano necessari ulteriori 200 milioni per eliminare la figura tutta italiana degli idonei non beneficiari e avvicinarsi così alle medie europee relativamente alla platea di studenti raggiunti.”
“Da tempo chiediamo, ha continuato la leader dell’Unione degli Universitari, che sia rivisto il sistema di tassazione del mondo universitario, partendo dall’introduzione in tutta Italia di una no tax area reale ed uniforme. Dopo una lunga discussione e i lunghi lavori del Parlamento, quindi, accogliamo positivamente la volontà di intervenire sul tema attraverso questa legge di stabilità, ma riteniamo che sulla determinazione della soglia vada fatto un ragionamento molto approfondito, che sia in grado di valutare quale importo sia effettivamente capace di aiutare gli studenti che si trovano in difficoltà. La soglia indicata (tra i dodici e i quindici mila euro) rischia di essere troppo bassa. È indispensabile che il Governo indichi chiaramente in che modo verrà trovata la copertura economica per tale misura, senza che questa ricada direttamente sulle casse degli atenei, già in difficoltà”.
La posizione degli studenti è comprensibile soprattutto alla luce del fatto che ci siano tanti ragazzi che hanno diritto alla borsa di studio e non la ricevono: i famosi idonei senza borsa.
Prima di pensare ad altre iniziative, come si sta sforzando il Governo di fare, probabilmente sarebbe il caso di partire proprio da questa stortura.
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