Legge di Bilancio: il commento dei rappresentanti degli studenti su edilizia e borse di studio

Piredda (UdU) a Corriereuniv: “Bernini fa il gioco delle tre carte sull’housing universitario”. D’Ambrosio (Azione): “Serve realismo dopo trent’anni di definanziamento. Governo ha messo subito 660milioni di euro”

Il 2024 dell’università italiana si è aperto con gli stessi problemi dell’anno passato: pochi posti letto per i fuori sede, problemi con le borse di studio, poche certezze riguardo salute mentale che sempre di più mette a rischio i percorsi didattici degli studenti. Ci vorrà ancora del tempo perché gli effetti degli investimenti del Pnrr producano gli effetti sull’acclarato problema degli scarsi alloggi universitari. C’è anche una novità: l’erasmus italiano. La Manovra licenziata a fine 2023 ha previsto 3 milioni per l’anno 2024 e 7 milioni per il 2025 per un investimento totale di 10 milioni di euro. Il Fondo permetterà di finanziare borse di studio in favore gli studenti iscritti ai corsi di laurea o di laurea magistrale che partecipano a programmi di mobilità tra atenei. Per il comparto borse di studio, invece, sono stati aggiunti 36 milioni di euro al Fondo integrativo statale (FIS).

Housing universitario

Il posto alloggio è stato il protagonista indiscusso del 2023, che ha visto gli studenti piantare le proprie tende fin davanti il Parlamento, e molto probabilmente lo sarà anche per quest’anno. È di 150 milioni di euro il Fondo a sostegno dell’edilizia universitaria per finanziare interventi di costruzione, ristrutturazione e miglioramento degli edifici alloggi e residenze per studenti universitari. Il finanziamento sarà crescente e prevede 10 milioni di euro per il 2024, 20 per il 2025, 50 per il 2026 e 70 milioni per gli anni a seguire destinati all’edilizia universitaria in generale.

Per le Istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica, la manovra prevede lo stanziamento totale di 206 milioni di euro: 6 milioni di euro per il 2025 e 20 milioni per ciascuna annualità dal 2026 al 2035. Le risorse sono destinate a interventi di ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico e efficientamento energetico di Conservatori e Accademie di Belle Arti.

UdU: “Manca un miliardo per realizzare e riqualificare gli alloggi”. Azione: “Bisogna essere realisti dopo trent’anni di non finanziamento”

“Un anno di tende ha portato ad una maggiore consapevolezza sul problema del diritto allo studio degli universitari, evidenziando la carenza di borse di studio e la crisi abitativa che viviamo – dichiara a Corriereuniv.it Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari -. Sul fronte delle risposte della politica, però, denunciamo scarsi risultati: le risorse stanziate restano insufficienti e il caro affitti continua a danneggiarci. Recentemente c’è stato qualche miglioramento superficiale lato studentati finanziati dal PNRR, ma l’offerta pubblica di posti letto resta tristemente in secondo piano per favorire i soggetti privati che applicano tariffe molto elevate e spesso inaccessibili”. Per gli studenti del sindacato studentesco vicino alla Cgil il Mur ha fatto il “gioco delle tre carte”, spostando risorse dalla voce dell’edilizia su quella degli alloggi: “Basti condiderare che gli atenei e gli enti hanno presentato al Ministero progetti di realizzazione e riqualificazione di alloggi universitari per oltre 1,2 miliardi di euro, ma il Governo per il 2024 ha stanziato soltanto 161 milioni di euro. Manca ancora un miliardo”. E annunciano “un report sull’edilizia universitaria insieme a FILLEA CGIL e Nuove Ri-Generazioni”.

Di parere diverso invece il sindacato della destra universitaria. “Il Governo si è ritrovato una patata bollente dopo trent’anni di non investimenti in residenzialità – afferma Nicola D’Ambrosio, presidente nazionale di Azione Universitaria -. L’esecutivo ha messo subito 660 milioni di euro sull’housing universitario, con l’obiettivo di raggiungere 100 mila posti letto entro il 2026. Numeri mai visti prima, di questo siamo contenti. Certo, si può e si deve fare di più. Ma si deve essere anche realisti. Se una prima, cospicua, parte degli interventi passerà dalla riqualifica delle tante strutture e dei tanti posti non censiti sino ad ora la risoluzione del problema in tempi umani non può non prescindere dal coinvolgimento anche di strutture pre esistenti. Convenzioni con privati, canoni concordati nelle città più sensibili, formule che agevolino il rapporto tra fuori sede e locatore che sgonfino la bolla”.

Borse di studio

Con l’adeguamento all’inflazione delle borse di studio e la modifica dei criteri di accesso il Mur ha stabilizzato una problematica, quella degli idonei non beneficiari, che imperversava da tempo negli atenei italiani. “Ha lasciato, però, alle Regioni il compito di trovare le risorse – sottolinea Piredda – e ciò si è trasformato in uno scaricabarile che per molti studenti ha significato e significherà interrompere gli studi. Un nostro emenedamento da 200 milioni per il diritto allo studio è stato bocciato dalla maggioranza senza neanche una motivazione”. Cosa dice la legge? I fondi del diritto allo studio sono nazionali e vengono raggruppati nel FIS (307,85 milioni di euro quest’anno), da questa base ogni Regione prende la sua quota ma è obbligata ad aggiungere a questa il 40% di propri fondi per garantire che le quote annuali delle borse di studio per gli aventi diritto vengano rispettate. E non è sempre così in tutte le Regioni.

“Se le Regioni stanziassero tutte, e per tempo, le soglie previste per legge il problema sarebbe limitato ad alcuni casi limite ed intervenire sarebbe molto più semplice – afferma D’Ambrosio -. Io credo che la Ministra abbia voluto lanciare un bellissimo segnale, facendo presente che il Ministero è ben consapevole e vigile su queste situazioni per evitare che continuino a proporsi. Non dimentichiamo che uno dei grossi problemi, prima ancora degli importi, sono le tempistiche di erogazione delle borse, che spesso tardano proprio per ritardi della regione nell’integrare la cifra nazionale ricevuta”.

Per i rappresentanti degli studenti sono molti i temi e le battaglie da intraprendere per questo nuovo anno. “Sicuramente il diritto allo studio resta centrale – afferma Piredda -. Vogliamo che la politica capisca che frequentare l’università non deve essere un privilegio. Continueremo a portare avanti le nostre proposte su borse di studio, alloggi universitari, fondo affitti e salute mentale. Su quest’ultimo tema è stata calendarizzata una proposta di legge relativa allo psicologo scolastico, vogliamo che si parli anche di psicologo universitario”. I servizi per la salute della persona sono sempre più problematici per gli studenti fuori sede, soprattutto nei mesi invernali con i pronto soccorso sempre più sotto pressione. “Da anni proponiamo l’istituzione di un medico di base in ogni Ateneo – dichiara D’Ambrosio -. Ricette mediche, consultori, servizi finanziari o fiscali sono sempre più di difficile accesso per gli studenti. C’è poi il tema della didattica, con un mondo accademico ancora troppo rigido, una rinfrescata agli ordinamenti non sarebbe sbagliata. Troppe volte vediamo prove d’esame che diventano un ostacolo per lo studente e non un serio meccanismo di verifica delle competenze acquisite”.

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