L’educazione civica torna a essere materia di studio obbligatoria con voto in pagella. Oggi il Senato ha approvato definitivamente il provvedimento dopo il voto all’unanimità della Camera. La nuova legge, composta di 12 articoli dopo il testo unificato uscito dalla commissione cultura della Camera, prevede che nel primo e nel secondo ciclo di istruzione sia istituito l’insegnamento trasversale dell’educazione civica, e che iniziative di sensibilizzazione alla cittadinanza responsabile siano avviate dalla scuola dell’infanzia.
Sono previste almeno 33 ore annue e voto in pagella. I temi della lezione di Educazione Civica saranno:
Studio della Costituzione, delle istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione Europea e degli organismi internazionali. La storia della bandiera e dell’inno nazionale.
Finalmente ritorna l’educazione civica nelle scuole. Un traguardo necessario per le giovani generazioni perché sono i valori indicati nella Costituzione a tenere unito il nostro Paese. Grazie all’impegno della @LegaSalvini, un’altra promessa è stata mantenuta. #dalleparoleaifatti pic.twitter.com/prh9fcTgce
— Marco Bussetti (@bussetti_marco) August 1, 2019
L’educazione civica venne introdotta nelle scuole nel 1958 per volere di Aldo Moro, allora ministro della Pubblica istruzione. Dal 1979 iniziò il lungo processo di uscita dell’educazione dai programmi ministeriali con la limitazione dell’insegnamento alla sola scuola media. L’insegnamento scomparve a partire dall’anno scolastico 1990/1991. I docenti di storia potevano continuare a trattarne i temi, però per non più di due ore al mese, all’interno del monte orario complessivo della loro materia.
I temi di svilupo sostenibile adottati dall’assemblea generale delle nazioni unite il 25 settembre 2015. Quindi l’educazione alla cittadinanza digitale, elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro. Ma ci saranno argomenti come l’educazione ambientale, lo sviluppo eco-sostenibile e la tutela del patrimonio ambientale, delle identità. E naturalmente l’educazione alla legalità. La legge non stanzia nuovi fondi per l’insegnamento della materia, anzi stabilisce che ”non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e l’amministrazione interessata provvede alla sua attuazione con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente”.