Un contratto a tempo indeterminato con sgravi contributivi per le imprese che assumono giovani. Dopo tre anni, il lavoratore, formato secondo le sue inclinazioni e secondo le esigenze dell’azienda, sarà totalmente a carico dell’impresa che avrà investito nella formazione del suo dipendente solo il netto dello stipendio. Le paghe, da stabilire secondo ruoli e mansioni, saranno tuttavia sottoposte ad aumenti periodici.
E’ il contratto di prospettiva che occupa le prime pagine del nuovo numero di corriere dell’università job dal titolo di copertina “Occupy 500mila giovani”.
Secondo uno studio della redazione, se il 10% delle imprese italiane decidesse di adottare questa soluzione contrattuale, il Governo darebbe una vera sterzata al tanto discusso problema della disoccupazione giovanile.
I costi per lo Stato? Secondo quanto scrive Mariano Berriola, direttore del mensile e autore della proposta, sarebbero praticamente nulli. Il Governo infatti dovrebbe fare un investimento in sgravi contributivi e fiscali per appena 3/6 anni sui 46 di lavoro (che diventano 50 per un ventenne che comincia a lavorare oggi per andare in pensione probabilmente a 70 anni).
Di contro però, ne guadagnerebbero le famiglie che sarebbero affrancate dalle spese di mantenimento dei loro figli, ne guadagnerebbe lo Stato stesso perché investendo su questo patto generazionale, non solo ridurrebbe le percentuali di disoccupazione, ma soprattutto ristabilirebbe un clima di fiducia nel Paese e frenerebbe il triste fenomeno dello sdoganamento di cervelli e talenti.
Tutti i dettagli della proposta sul prossimo numero del mensile, in edicola a Napoli venerdì 31 maggio, a Roma e a Milano il 4 ed il 6 giugno prossimi.