Siamo alla discarica di Maruzzella di S.Maria La Fossa, dove attualmente ci sono trecentomila tonnellate di spazzatura.
Sorge al centro della “città della monnezza”, un agglomerato di varie discariche nate durante l’emergenza rifiuti, che comprende da un lato San Tammaro e dall’altro Ferrandella.
Dopo i ventuno morti, sette di cancro, uno per un incidente sul lavoro, tre gravemente malati, ancora un altro decesso, il lavoratore Salvatore Simeoli.
I dipendenti sono terrorizzati dal conto dei morti. Da anni Antonio De Gennaro, direttore operativo, si batte affinché venga risolto “il mistero della discarica”.
I dati dei monitoraggi ambientali, del suolo, delle falde acquifere, non mostrano risultati allarmanti.
Ma gli operai continuano a morire. De Gennaro mostra la lista nera con disperazione, spiegando che forse le cause di questa strage derivano dalla raccolta di spazzatura lungo la cosiddetta strada dei Ponti, che tocca Casal di Principe, Carinaro e San Cipriano, dove, sotto i cavalcavia, sono stati trovati residui di amianto.
I dirigenti e i lavoratori hanno chiesto di approfondire le indagini. Intanto nella piazza numero tre stanno arrivando tutti i rifiuti scaricati a Ferrandella, dove sono stati smaltiti pneumatici, elettrodomestici, rifiuti solidi urbani, previsti dalle autorizzazioni, ma anche altro.
Accanto alla discarica due capannoni, che potrebbero lavorare ogni anno 40 mila tonnellate di frazione umida derivata dalla raccolta differenziata. Questi capannoni sono stati utilizzati come deposito di balle. Quando poi è stato attivato il termovalorizzatore di Acerra, si è deciso di bruciarle.
Valentina Bonavolontà
