L’Ue scende in campo contro la biopirateria

La Commissione Ue ha deciso di scendere in campo contro la ‘’biopirateria’’, cioe’ l’accesso illegale alle risorse genetiche di un Paese al di fuori dell’Unione. L’esecutivo europeo propone quindi un nuovo regolamento che offrira’ un accesso affidabile a queste risorse, un fattore essenziale per numerose industrie dell’Ue: basti pensare che il 26% di tutti i nuovi farmaci approvati negli ultimi 30 anni, ad esempio, sono prodotti naturali, o sono derivati da un prodotto naturale.

La proposta e’ concepita per tutelare i diritti dei Paesi e delle comunita’ indigene e locali che consentono l’utilizzo delle loro risorse genetiche e delle conoscenze tradizionali collegate, dando allo stesso tempo ai ricercatori in Europa un accesso rafforzato e affidabile a campioni di risorse genetiche di qualita’, a costi ridotti ma con elevata certezza del diritto.

Queste risorse svolgono un ruolo sempre piu’ significativo in molti settori economici oltre ai settori farmaceutici e ai cosmetici, compresi le colture vegetali e l’allevamento animalei. E molte provengono dalle zone ad elevata biodiversita’ (hotspot) nei Paesi in via di sviluppo.

Il progetto di regolamento Ue attua il ‘’Protocollo di Nagoya sull’accesso alle risorse genetiche e l’equa condivisione dei benefici (ABS)’’, e impone agli utilizzatori di accertarsi che l’accesso alle risorse genetiche e alle conoscenze tradizionali collegate avvenga in conformita’ delle prescrizioni giuridiche applicabili nel Paese di origine, e che i vantaggi che ne derivano siano ripartiti in modo leale ed equo.

Gli utilizzatori dovrebbero inoltre essere obbligati a dichiarare che hanno esercitato o eserciteranno la ‘dovuta diligenza’ prescritta dal regolamento, altrimenti rischiano una sanzione. Le nuove misure contro la ‘ bio-pirateria’ passeranno ora al vaglio di Parlamento europeo e Consiglio Ue.

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