Chi si laurea vive più a lungo: a dirlo è un’indagine Istat appena pubblicata che ha messo a confronto le aspettative di vita di coloro che ottengono un titolo di studio avanzato con quella di chi si ferma alla licenza elementare o che non consegue alcun titolo.
Coloro che ottengono una laurea possono aspettarsi di vivere, alla nascita, 5 anni in più rispetto a chi non arriva neppure alla licenza media. La differenza si assottiglia in età avanzata (a 65 anni si riduce a “soli” 2,2 anni) ed è meno significativa per la sola componente femminile: alla nascita, infatti, la differenza di aspettative tra donne istruite e non è di 2,7 anni (1,3 a 65 anni).
“L’istruzione ha un forte impatto sulla salute in generale perché ha degli effetti a lunga scadenza – spiegano alla Repubblica Luisa Frova e Gabriella Sebastiani, autrici della ricerca Istat – Si presume che chi si laurea provenga da un contesto familiare più elevato e quindi abbia più strumenti per tutelarsi, prendersi cura della propria salute e soprattutto adottare uno stile di vita sano. Per esempio l’obesità è molto influenzata dal comportamento familiare e dalle nostre indagini periodiche sappiamo che tra i laureati c’è una percentuale di obesi minore rispetto alle persone con titoli di studio di livello inferiore”.
Lo scarto meno evidente tra le donne, si spiegherebbe, secondo le studiose, con la più lunga aspettativa di vita in generale e con una maggiore predisposizione femminile alla cura della propria persona.
L’indagine Istat, ottenuta tramite l’incrocio di due archivi precedenti (“Indagine su decessi e cause di morte” del 2012 e il “Censimento della popolazione e delle abitazioni” del 2011) rappresenta uno dei primi studi in Italia che collega gli indici di mortalità alle condizioni sociali ed in particolare d’istruzione.
A questo link è possibile scaricare l’indagine Istat “Disuguaglianze nella speranza di vita per livello di istruzione”.
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