Un minuto di “rumore” per non far cadere nel silenzio l’allarme sulla violenza contro le donne. È quanto hanno messo in atto gli studenti e le studentesse di molte scuole d’Italia per ricordare Giulia Cecchettin, la studentessa 22enne trovata morta nei pressi del lago di Barcis.
“Mentre il ministro Valditara crede di poter lavarsi la coscienza proponendo un minuto di silenzio, oggi le studentesse e gli studenti infrangono il minuto di silenzio in tante scuole del Paese, trasformandolo in un minuto di rumore. Un minuto di rumore per le 106 donne uccise quest’anno dagli uomini, per rimarcare che non si deve mai più tacere – spiega la Rete degli Studenti Medi – Serve una legge per una reale educazione all’affettività, alla sessualità e alle relazioni. Il progetto sperimentale ‘Educare alle relazioni’ di Valditara appare incompleto già in partenza, senza gli strumenti per affrontare davvero il problema”.
Gli studenti hanno le idee chiare su ciò che serve davvero alle scuole – dice Camilla Velotta della Rete degli Studenti Medi – percorsi obbligatori fin dal primo ciclo di istruzione da svolgere in orario curricolare, anche attraverso le ore di educazione civica, e gestiti da un team di psicologi e sessuologi, esterno alle mura scolastiche”.
Secondo la Rete, serve strutturare dei percorsi inclusivi, aperti a tutti, fuori dagli stilemi di una cultura che non va oltre il binarismo uomo-donna. È imprescindibile, inoltre, che ogni scuola faccia riferimento al centro antiviolenza più vicino sul territorio, strutturando dei momenti di incontro con il personale dei centri.
“Non può bastare un progetto sperimentale per risolvere una crisi educativa e cultura di dimensione sistemica: serve una legge nazionale, con direttive ministeriali chiare, per rendere omogenei questi percorsi in tutto il Paese – conclude Velotta – Abbiamo presentato la nostra idea più volte al ministro, anche commentando la sua bozza di Educare alle relazioni e proprio per questo non possiamo nascondere la nostra perplessità su quanto verrà presentato domani”.
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