Il Governo taglia le agevolazioni per il rientro dei “cervelli in fuga”. Il viceministro Feo: “Ma non riguarda prof e ricercatori universitari”

Nella manovra di bilancio varata dal Consiglio dei Ministri gli incentivi per agevolare il ritorno in Italia di chi è andato all’estero per lavoro o studio scenderanno a partire dal 2024 dal 90% al 50% (con un tetto massimo di 600mila euro). Ira delle opposizioni poi la precisazione del Governo: “Non riguardano l’ambito universitario e di ricerca”.

La scure del Governo si abbatte sulle agevolazioni fiscali per far tornare dall’estero i cosiddetti “cervelli in fuga”. La manovra varata lunedì scorso dal Consiglio dei Ministri, infatti, prevede una rimodulazione delle agevolazioni che fino ad oggi erano riservate a chi decideva di far rientro in Italia per ragioni di studio o di lavoro.

Fino ad oggi, infatti, il regime fiscale attualmente in vigore prevede che su 1000 euro di reddito prodotto in Italia da un lavoratore che aveva scelto di tornare nel proprio Paese di origine, solo 300 euro vanno a pesare sulla formazione del reddito complessivo poi tassato. Uno “sconto” del 70%, quindi, valido almeno per cinque anni e che può salire al 90% se il trasferimento definitivo avviene in una regione del Sud. Una percentuale che però il Governo ha intenzione di far scendere al 50%, introducendo inoltre un tetto limite di 600mila euro anche se, secondo quanto trapela, non dovrebbe riguardare professori universitari e ricercatori. Anche se in questo caso il condizionale è d’obbligo visto che ad oggi una decisione definitiva sulla questione non c’è.

“Riguardo alla norma sugli impatriati, va precisato che il regime attuale resterà applicabile fino all’entrata in vigore della nuova disciplina e quindi non prima dell’inizio dell’anno prossimo – ha specificato il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo – Un chiarimento, ai fini transitori, che si rende necessario date le segnalazioni arrivate in questi giorni da numerosi cittadini circa alcuni dubbi interpretativi delle nuove norme sui lavoratori impatriati. Queste norme, che mirano a mantenere, semplificare e razionalizzare il beneficio, entreranno in vigore dall’inizio del 2024. Le regole per professori universitari e ricercatori che vogliono rientrare in Italia, invece, rimarranno invariate rispetto al passato”.

“Grazie a Giorgia Meloni queste agevolazioni saranno neutralizzate – ha invece tuonato Vittoria Baldino vicecapogruppo M5S a Montecitorio – Eppure nel 2021 hanno contribuito al rientro di 75.000 italiani a fronte delle 94.000 partenze. Un dato rilevante che mostra l’efficacia dell’agevolazione nella volontà di rientro in Italia per tanti manager, professionisti e lavoratori con un alto tasso di formazione emigrati all’estero. Evidentemente, a questo governo che parla tanto e a vanvera di immigrazione non interessa l’emigrazione di massa dei nostri giovani all’estero, tanto che, se da una parte rifiutano di equiparare il nostro Paese a tutti gli altri introducendo un salario minimo legale ed eliminando uno dei motivi per cui scelgono di andarsene, dall’altra rendono anche meno vantaggioso ritornare per chi è già andato via. Ovviamente – continua Baldino – si sono guardati bene da applicare lo stesso taglio ai cervelli in fuga se si tratta di calciatori di Serie A e, badate bene, anche se non sono italiani. In questo modo il governo garantisce, ancora una volta, un taglio netto delle tasse per le società di calcio di Serie A”.

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