Il bullismo è tornato a scuola dopo il Covid: nel 40% dei casi le offese riguardano etnia e orientamento sessuale

Una ricerca dell’Università di Torino rivela che, dopo la partentesi del lockdown, gli episodi di bullismo e cyberbullismo tra studenti hanno ripreso vigore. Le offese riguardano le caratteristiche personali ma sono in aumento anche gli insulti per le scelte sessuali o il Paese di provenienza.

Il bullismo, dopo la parentesi del lockdown, è tornato a scuola. A rivelarlo è una ricerca dell’Università di Torino, promossa dal Corecom e dalla Regione su un campione di circa mille studenti, trecento docenti e cento esponenti del personale Ata in tutto il Piemonte. L’indagine segnala come si sia registrato un rallentamento del bullismo e del cyberbullismo durante il lockdown. Il fenomeno è però poi rimbalzato al livello pre-Covid con il ritorno della scuola in presenza.

Alla base degli episodi di bullismo sono risultati nel 71% dei casi le caratteristiche personali, nel 40% l’origine straniera e sempre nel 40% l’orientamento sessuale, nel 24% il genere, nel 16% la disabilità, nel 2% i motivi religiosi (il questionario permetteva tre risposte a ogni domanda). Il Piemonte, è stato osservato, è all’avanguardia nelle azioni di contrasto del fenomeno: nel 2022 ha distribuito oltre 13 mila patentini per l’uso consapevole dello smartphone, a compimento di un percorso formativo sulla cittadinanza digitale consapevole e sulla consapevolezza dei pericoli della rete.

Il governatore del Piemonte Alberto Cirio, intervenendo al convegno, ha invitato a “imparare a proteggersi dai bulli, ma anche a non diventare uno di loro”. Un rischio che nell’epoca dei social “non è così remoto purtroppo, perché la rete è spesso una prolifica fucina di ‘leoni da tastiera’, convinti che lo schermo di uno smartphone renda invisibili o invincibili”.

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