Fermiamo i cervelli in fuga

Costantemente dimenticati. Ciclicamente immessi nei programmi elettorali, e poi omessi. Sono i cervelli in fuga dal nostro Paese.

Derubricati. Costantemente dimenticati. Ciclicamente immessi nei programmi elettorali, e poi omessi. Sono i cervelli in fuga dal nostro Paese.
A loro, più che a suo figlio, era indirizzata la missiva che scrisse lo scorso novembre, Pier Luigi Celli, pubblicata un un importante quotidiano nazionale. Non è uno qualsiasi Celli, ma il direttore generale della LUISS e con un bagaglio professionale non indifferente: ai vertici dell’ENI e dell’Enel, direttore generale della RAI, ha partecipato al lancio di Omnitel e Wind, e at least, but not the last, “alto papavero” di Unicredit. Uno, insomma, che il Paese non lo guarda. Lo fa. Ebbene, lui ha scritto al figlio (e alla sua generazione) per consigliargli di mollare l’Italia, ed andarsene. Perché “non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio”. “L’Italia è un Paese che ti prende in giro”.
Quest’ultima affermazione non è di Celli, ma di Andrea Innocenti. Classe 1981, Andrea si laurea a Firenze il 26/09/2007 in “Conservazione e Gestione della Natura”. Fiero del suo 110 e lode, cittadino di un Paese che conta 399 aree protette, prontissimo a mollare la sua Montecatini Terme per qualsivoglia angolo sperduto della penisola (non è un bamboccione, tanto per capirsi), comincia a leggere bandi di concorso. Inaugurando, così, una lunga serie di insonori schiaffi.
“L’Università dà una preparazione inadatta ad un qualsiasi concorso pubblico – ci racconta – ogni volta dovevo ricominciare da capo”. Cioè: l’Università (che è pubblica) non fornisce gli strumenti per sostenere i concorsi di riserve e aree protette (che sono pubbliche). Lo Stato non forma per lo Stato. Corto circuito. Quindi, nel settembre del 2008, la decisione. “Ho preso un aereo e sono volato in Irlanda”. Pensavi di trovare lavoro nel tuo ramo? “No, andando all’estero cercavo contratti di lavoro decenti. Un diverso modo di lavorare. E così è stato. I colloqui che ho sostenuto erano tutti volti ad assunzioni. Non erano contratti a progetto. Erano assunzioni”.
Mi sente perplesso, ed aggiunge: “Là hanno una concezione del lavoro diversa. C’è una diversa concezione del turn over. E se rimani per vent’anni nello stesso posto, allora vuol dire che non vali niente”. Tuttavia sei tornato a Montecatini dopo pochi mesi, nel gennaio del 2009- chiedo-. Che cosa è successo? “La crisi. Mi ha tagliato le gambe. Gli esaminatori cercavano gente con esperienza, anche per far lo sguattero in cucina. In tempi difficili non possono certo perder tempo in spiegazioni, e poi di gente con esperienza erano pieni i marciapiedi”.
Ma allora, appena la crisi finisce… “Appena la crisi finisce, per richiamarmi dovrai fare un numero internazionale”. E aggiunge: “Ci puoi contare”.
Mi permetto di inserirmi nel panorama appena delineato con una “richiesta di intenti”: che la “fuga dei cervelli” non sia la  soluzione “finale” né per Andrea, né per i giovani in generale, ma che misure di intervento  nel campo politico e sociale consentano di re-stare con orgoglio e fiducia,
Simone Ballocci

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