Diritto di voto: dopo gli Erasmus anche i fuorisede protestano

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Non vogliono rassegnarsi all’idea di potersi vedere negato il diritto di andare a votare.
Per questo, è nato il movimento degli universitari sardi fuori sede.
Dopo gli studenti Erasmus, anche loro hanno deciso di mobilitarsi al fine di ottenere le condizioni necessarie per poter tornare in Sardegna.
I costi per il viaggio sono troppo alti.

 

Dopo aver scritto al presidente della Repubblica e aver fondato un gruppo su Facebook, gli studenti sardi fuori sede hanno deciso di levare alte le loro voci. E denunciano: “vogliamo segnalarvi un grosso caso di disparità in merito ai rimborsi per le spese di viaggio sostenute da chi vive lontano dal proprio comune di residenza, nel momento in cui rientra per poter esercitare il proprio diritto di voto”.
Spiegano che la discriminazione nasce dall’impossibilità di poter prendere il treno per raggiungere la Sardegna e di usufruire degli stessi vantaggi di tutti gli altri colleghi, per tornare a casa.

“Al momento sono previste delle agevolazioni per coloro che usano il treno per rientrare nel proprio comune di residenza. Per chi vive fuori dalla propria regione di appartenenza questa riduzione equivale al 70% del prezzo del biglietto del treno. Per gli studenti sardi fuori sede è del tutto evidente che in treno a casa non ci possano rientrare. E qui arriva la disparità. Per chi prende l’aereo è prevista una agevolazione del 40% sul prezzo del biglietto aereo sino ad un massimo di 40 euro”.

Il movimento tiene a chiarire: ‘non stiamo chiedendo altro danaro’.
Lo scopo è solo quello di poter fare in modo che gli studenti fuori sede, che si tratti di Erasmus, residenti nella penisola o nelle isole, possano recarsi alle urne nel comune in cui sono domiciliati temporaneamente, per motivi di studio.

“Se questo nell’immediato non è possibile”, hanno detto, “chiediamo di essere trattati al pari di tutti i nostri colleghi, in quanto italiani esattamente come loro”.

 

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