Alla vigilia del nuovo anno accademico la Crui, Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, ha approvato ieri (all’unanimità) un documento programmatico, ritenendo opportuno indicare con chiarezza le linee alle quali intende ispirare la sua azione nei prossimi mesi. Un messaggio forte e chiaro indirizzato soprattutto al governo e al ministro Mariastella Gelmini: con la politica dei tagli, si evince chiaramente dal testo, l’Università non va molto lontano. Anzi: resta al palo.
In primo luogo, la Crui ha ribadito il proprio impegno «a contribuire a una rapida definizione di provvedimenti legislativi e normativi che, entro una strategia coerente e coordinata, affrontino con decisione e volontà di rinnovamento le maggiori criticità e urgenze riguardanti la vita universitaria». La governance degli Atenei è tra le priorità della Crui che l’ha definita «attualmente vincolata da una normativa superata e che va conseguentemente rivista in funzione di un coerente e rinnovato modello istituzionale».
In tale prospettiva la Crui intende «riconsiderare il complesso delle funzioni decisionali, la composizione dei vari organi, il loro ruolo e le loro responsabilità nella programmazione e nella allocazione delle risorse e prevedendone un assetto che eviti ogni accusa di autoreferenzialità della componente accademica».
La Crui, inoltre, ha evidenziato la necessità di «impegnarsi nello sviluppo di efficaci sistemi di verifica, controllo e certificazione della qualità delle funzioni istituzionali assolte, da affidare a soggetti terzi». Altro obiettivo è la modalità di reclutamento della docenza: la Crui intende «porre fine alla assurda situazione che vede una legge in vigore non applicata, anche perché oggettivamente inapplicabile per le conseguenze alle quali darebbe luogo, e riattivare, invece, una normativa già abrogata e sulla quale sono state espresse forti riserve».
Manuel Massimo
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