Creata la mappa dettagliata delle cellule cancerogene

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La lotta al cancro ha una nuova, potente freccia al suo arco. Un gruppo di ricercatori italo-americani ha scoperto il modo di misurare e mappare le cellule tumorali di un paziente, il loro numero, la collocazione e il diverso stadio di sviluppo e mutazione, affrontando quello che e’ uno dei problemi su cui la ricerca mondiale in campo oncologico si sta concentrando: la forte eterogeneita’ dei tumori

La scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica ‘Cell’, e’ opera di un gruppo di scienziati, coordinati dai ricercatori dell’Universita’ di Trento (Centro per la Biologia Integrata – CIBIO), del Weill Cornell Medical College (la scuola medica dell’Universita’ Cornell di New York), del Broad Institute del MIT e di Harvard. Francesca Demichelis, ricercatrice del CIBIO e visiting assistant professor di biomedicina computazionale al Weill Cornell, ha lavorato con i suoi collaboratori per cercare di comprendere quanto diffuse siano le mutazioni e le alterazioni del DNA individuate nei vari campioni di tumore e cosa questo possa significare in termini di progressione del tumore e, potenzialmente, del relativo trattamento. Le informazioni relative a cosa sia comune o meno nelle alterazioni – spiega Demichelis -guideranno l’utilizzo dei farmaci e delle cure in relazione al paziente. Le cellule tumorali anche all’interno dello stesso paziente, possono variare moltissimo tra loro e, di conseguenza, avere reazioni del tutto diverse alle terapie. Se alcune cellule vengono infatti aggredite e debellate con le cure standard, altre possono invece essere refrattarie e addirittura guadagnare spazio, estendendosi e moltiplicandosi nell’organismo.

Ecco perche’ ricostruire la mappa, unica e irripetibile, delle cellule malate di ciascun paziente e’ un obiettivo fondamentale della ricerca medica. Il nuovo metodo computazionale sviluppato a Trento, basato sull’analisi del genoma, permettera’ di offrire informazioni mai avute prima sulle condizioni e lo stato di sviluppo delle cellule tumorali del singolo paziente, aiutando cosi’ l’oncologo ad intervenire mirando al bersaglio, ad esempio con un mix o un dosaggio personalizzato di farmaci. Una procedura utile non soltanto in caso di malattie avanzate, ma anche gia’ nella prima fase della terapia.

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